L’incapacità di gestire i primi minuti e il vantaggio: l’immaturità nerazzurra

L’Inter incappa nella seconda sconfitta consecutiva, incassando la rimonta del Cagliari e allontanandosi ulteriormente dal terzo posto. Un inizio difficile, così come difficile era il compito di de Boer, subentrato a pochi giorni dall’avvio del campionato. Ma aldilà della tattica, c’è un problema ben più grave relativo ai nerazzurri: la scarsa mentalità.

Un dato emerge tra tutti: nelle 10 partite finora disputate (Europa League compresa), l’Inter è andata sotto per ben 8 volte, 2 nei primi minuti di gioco: contro Roma e Sparta Praga, insomma, i nerazzurri sono stati costretti dopo pochi minuti ad inseguire, segno di poca mentalità e approccio alla partita errato. E quando gli avversari non l’hanno punita sin dall’inizio, è stata l’Inter stessa a scendere in campo con scarsa convinzione e voglia di aggredire la partita. L’unico caso in cui l’Inter ha piegato in breve tempo l’avversario è stata la trasferta di Empoli, con la doppietta di Icardi dopo 20 minuti. Di contro, le due rimonte completate contro Pescara e Juventus, a dimostrazione del fatto che i nerazzurri, se scendessero da subito in campo con il giusto atteggiamento, potrebbero giocarsela con chiunque.

Ma contro il Cagliari è andato in scena un altro copione, finoimg_6448ra ancora mai scritto dall’Inter: la rimonta subita. L’Inter, prima di oggi, era andata in vantaggio solo contro i toscani, portando alla fine a casa i 3 punti. Stavolta, invece, al gol di Joao Mario, l’Inter ha mostrato una decisamente preoccupante incapacità di gestire il vantaggio. Pochi minuti dopo la rete del portoghese, infatti, Di Gennaro è andato subito vicino al gol con un sinistro a fil di palo. Questo primo pericolo, invece di risuonare come un fragoroso campanello d’allarme, non ha svegliato per nulla la squadra nerazzurra, che ha continuato a lasciare campo e spazio ai rossoblù, fino al pareggio di Melchiorri. E dopo? L’Inter, nel tentativo di riportarsi avanti nel punteggio e vincere la partita, si è spinta in avanti senza logica, trascurando la fase difensiva e venendo punita nel finale con l’autogol di Handanovic su un cross del solito Melchiorri. In sintesi, una gestione decisamente scriteriata del vantaggio.

L’ultima questione, invece, riguarda il più grande problema della recente storia nerazzurra in Serie A: l’incapacità di approfittare dei passi falsi delle avversarie. Anche questo weekend, come molti negli ultimi anni, l’Inter non è mai riuscita a sfruttare le sconfitte delle dirette concorrenti. 24 ore fa, è andato in scena al San Paolo Napoli-Roma, terminata 1-3 per i giallorossi. Qualsiasi risultato, combinato con una vittoria dei nerazzurri contro il Cagliari, avrebbe favorito i nerazzurri, avvicinandoli alla zona Champions. La consapevolezza di essere vicini all’obiettivo, insomma, invece di stimolare gli 11 in campo a fare di meglio, ad azzannare la partita, e quindi più generalmente a vincere, non fa altro che caricare di ulteriori responsabilità i giocatori, che invece di giocare a mente sgombra vengono assaliti dalla paura, dall’ansia della prestazione, dalle conseguenze di una sconfitta, più che dai benefici di una vittoria.

Più che l’avversario e le singole circostanze, insomma, ancora una volta l’avversario dell’Inter, dal punto di vista tecnico, tattico e mentale, è uno solo: l’Inter.

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