Icardi-CN, società e Cagliari: come l’Inter ha fatto harakiri

Nel calcio si sa, l’ambiente è uno degli elementi fondamentali per garantire ad un club di vincere, che si tratti di una partita o di un’intera competizione. Alzi la mano chi, nella sua vita da tifoso, spettatore o addetto ai lavori che sia, ha visto una squadra che, con malumori interni, esterni e mediatici, ha vinto la Serie A, o la Champions, o il Mondiale. La serenità intorno a chi scende in campo, a chi allena, a chi lavora per migliorare la rosa dovrebbe essere la prima cosa da garantire. Oggi, giorno di Inter-Cagliari, tutto questo è venuto a mancare, e non è un caso che ciò sia coinciso con la terza sconfitta in campionato, la seconda consecutiva dopo la sconfitta di Roma. E se una sconfitta contro quella che dovrebbe essere una rivale per il terzo posto, per di più in trasferta, ci può anche stare, l’1-2 subito dai sardi è inaccettabile, soprattutto per come arrivato. Il rendimento della squadra ha risentito del polverone alzato dal botta e risposta tra il capitano Icardi e la Curva Nord, cuore pulsante del tifo nerazzurro.

Ma andiamo con ordine: lunedì Icardi, in una sede milanese di Rizzoli editore, pubblica la sua autobiografia, contenente storia e aneddoti che hanno portato il numero 9 ad essere capitano dell’Inter a soli 23 anni. Le pagine relative all’episodio del post Sassuolo-Inter fanno letteralmente imbufalire gli ultras dell’Inter che, poco dopo la mezzanotte di domenica, pubblicano sul loro sito un comunicato, dal titolo “Icardi, la parola fine” contro l’attaccante argentino. Parole pesanti, quelle della Curva: “Icardi purtroppo non sa cosa sia il rispetto“, “Il capitano dell’Inter non può permettersi tali dissennate uscite“, “Icardi con Noi hai chiuso“. Parole durissime, quelle di un comunicato che chiude con un pesantissimo “Togliti la fascia. Pagliaccio.

A pochi minuti dall’inizio della partita, Icardi prova a calmare le acque, pubblicando una lettera di scuse sul suo profilo Instagram. “Cara Curva Nord, sono sorpreso e dispiaciuto.“, “La fascia da capitano rappresenta la realizzazione dei miei sogni di bambino, la gioia che ho donato prima di tutto alla mia famiglia e poi a me stesso. Siete Voi che cerco ogni domenica appena faccio gol, è il Vostro abbraccio che io cerco per primo. Perché io amo l’Inter“. Il post del capitano si conclude così: “Vi chiedo una sola cosa da Capitano: state vicini all’Inter come avete sempre fatto, io e i miei compagni abbiamo bisogno di Voi. Con affetto Mauro“.

Allarme rientrato? Macché. Nella fase di riscaldamento, all’ingresso dei nerazzurri in campo, nel settore riservato alla Curva compare uno striscione contro Icardi. “Usi un bambino per giustificarti e tirarci fango in faccia. Non sei uomo. Non sei capitano. Sei solo una vile m…, oltre che un “Infame mercenario“. Troppo tardive le scuse dell’attaccante secondo la Curva Nord, imperdonabile il suo gesto. Quasi contemporaneamente, per di più, arriva la presa di posizione della società, rappresentata dal vicepresidente Javier Zanetti, che ai microfoni annuncia il parere della società: Prenderemo provvedimenti. Non possiamo accettare questo comportamento, dobbiamo salvaguardare la storia dell’Inter e i suoi tifosi. Se toglieremo la fascia? Ora è il momento di pensare alla partita, valuteremo dopo.” 14724259_1279069172103987_1008734725_o

Ma veniamo ai 90 minuti in campo. Se prima della partita la Curva aveva già espresso il suo parere contro Icardi attraverso la forma scritta, durante Inter-Cagliari sono partiti numerosi cori, ripetuti con una certa frequenza, indirizzati al capitano. “Icardi uomo di m…, oltre che agli ormai storici omaggi a Zanetti, mandando quindi un chiaro messaggio all’attaccante: per la Curva Nord, Icardi non sarà mai come Pupi, né tantomeno sarà mai un vero Capitano. L’aria a San Siro, insomma, è sembrata sin da subito irrespirabile, se consideriamo oltretutto i fischi del resto dello stadio contro la Curva. Certamente non è stato d’aiuto nemmeno l’errore dal dischetto del numero 9, che avrebbe potuto allo stesso tempo portare in vantaggio l’Inter e tentare di ricomporre una frattura che, ormai, sembra davvero insanabile. Da metà primo tempo fino a fine partita, insomma, i nerazzurri hanno giocato in un ambiente surreale, e a poco è servito il gol dell’illusione di Joao Mario. Risultato? Vittoria del Cagliari e Inter che si allontana dal terzo posto, ma soprattutto che ora deve cercare di gestire una situazione ai limiti del catastrofico all’interno della società e dello spogliatoio.

Insomma, oggi è andato in scena un film horror dentro e fuori dal campo, che ha pregiudicato, e speriamo non pregiudicherà, le prestazioni della squadra in allenamento ed in partita. Icardi ha sbagliato? Questo non si sa. La Curva Nord ha sbagliato? Non si sa neanche questo. La società deve difendere i suoi tesserati o i suoi tifosi? Anche questo è un mistero. Di certo c’è che nelle ultime ore hanno sbagliato tutti in una cosa: il tempismo. E, si sa, il tempismo è una brutta bestia. La vittoria della Roma a Napoli 24 ore fa aveva dato ai nerazzurri la possibilità di avvicinarsi al fondamentale terzo posto, ma de Boer e i suoi uomini hanno fallito, contro un Cagliari che, per di più, ultimamente di fare la figura della vittima sacrificale a San Siro non ne ha proprio voglia, com’è giusto che sia. Icardi poteva rispondere sul campo, e non lo ha fatto, destabilizzato probabilmente sia dalle parole della Curva che dai probabili provvedimenti che verranno presi dalla società. Certo, dire che Icardi ha sbagliato il rigore per colpa della Curva è allo stesso tempo molto forzato. Mauro, si sa, non è un vero e proprio killer dal dischetto: basti pensare all’errore nell’ultimo derby dello scorso anno. Ma giocare in questo putiferio sarebbe difficile per molti. Del resto si sa, qualsiasi lavoratore riesce a dare il meglio di sé in un ambiente sereno e stimolante. Giocare tra i fischi, cercare di fare una grande partita pensando a quello che è successo poco prima è un’impresa non da poco, così come non da poco è cercare di vincere circondati da una situazione tutt’altro che confortante. Lo sarebbe per tutti, figuriamoci per un Inter che, in questo momento, sembra fare autogol dentro e fuori dal campo. 

 

 

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