L’ex nerazzurro Sforza si confessa: “Rummenigge mi ha danneggiato a vita, ha causato la mia depressione”

In Italia ha giocato solo un anno, ma di Ciriaco Sforza si ricordano tutti. La sua non fu una stagione straordinaria (27 presenze e 1 rete a Milano senza lasciare il segno, ndr), ma nella mente degli italiani è comunque stampata l’immagine della sua maglia. Perché? Merito della celebre battuta di Aldo che, nel film “Tre uomini e una gamba”, dormiva con la maglietta dello svizzero perché “quella di Ronaldo era finita”. Intervistato da Blick Sforza però non ha alcuna voglia di ridere. Anzi, lancia gravi accuse a un altro ex interista: “Rummenigge mi ha danneggiato per tutta la vita”. 

Rummenigge

Nel 2001 Sforza era tornato al Bayern Monaco dopo l’esperienza all’Inter e l’avventura sempre in Germania col Kaiserslautern. Lì ha uno scambio di opinioni con Rummenigge, all’epoca vicepresidente dei bavaresi: “Una volta Karl-Heinz venne nello spogliatoio del Bayern diede la mano a tutti, anche a me, ma io fui l’unico che non guardò in faccia. Guardava già al giocatore successivo. Gli dissi che in situazioni del genere le persone si guardano negli occhi, gli dissi che io ero stato educato in questo modo”. La storia però non finì lì: “Poco dopo mi definì pubblicamente “Stinkstiefel” (letteralmente “stivale puzzolente”, si usa per una persona ritenuta molto scontrosa) e venni messo in disparte. Forse era infastidito dal fatto che lo avessi ripreso davanti a tutti”.

Alla testata Blick Sforza manda anche un messaggio a chi è malato di depressione: lui ne soffrì da tecnico del Grasshoppers, al punto che nel 2012 decise di fermarsi per quasi due anni: “La malattia era un segnale che dovevo cambiare la mia vita. Mi ammalai per un insieme di fattori. Il primo anno al Grasshoppers arrivai terzo, ma la società doveva vendere per risanare i debiti. Avrei dovuto tirarmi indietro. Non c’era un progetto… Invece restai ma non riuscivo più a dormire. Avevo paura. Paura del fallimento, della vita. Avevo paura di morire di infarto per via della pressione”.
Fortunatamente l’ex nerazzurro ne è uscito indenne: “Andai dallo psicologo e parlai, parlai, parlai. Non è una debolezza andarci. Non ho mai preso antidepressivi. Per me era importante riuscire a farcela senza. Oggi sono un uomo più forte anche grazie a questa esperienza negativa”.
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