Grazie Moratti: 21 anni di momenti indimenticabili

La storia d’amore tra Massimo Moratti e l’Inter nasce ufficialmente il 25 febbraio 1995 ma è scontato dire che, in realtà, ha origine esattamente quarant’anni prima. Angelo Moratti è un imprenditore nel settore energetico (in particolare quello petrolifero) e nel maggio del ’55 rileva la società F.C. Internazionale Milano dall’allora presidente Carlo Masseroni. Angelo guiderà la società per circa quattordici anni, impreziositi da tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Intercontinentali e, soprattutto, dall’impatto culturale che ha avuto la Grande Inter del Mago Helenio Herrera. Massimo era un bambino di dieci anni e si è ritrovato catapultato nell’affascinante ambiente nerazzurro. Naturale proseguire con la tradizione familiare e, nel pieno della maturità, Moratti Jr ha ripreso in mano le redini dell’Inter restandone presidente fino al 2013 (salvo un’interruzione del biennio 2004-2006, in cui il ruolo fu rivestito dalla bandiera nerazzurra Giacinto Facchetti). Angelo fondò materialmente la Saras, Massimo la quotò in borsa. Angelo acquistò l’Inter, così fece Massimo a otto lustri di distanza. I destini di padre e figlio, dei due più grandi e vincenti presidenti che l’Inter ha mai avuto, erano destinati ad ammiccarsi su binari paralleli. ronaldo1

I primi anni di Massimo Moratti all’Inter sono stati, senza ombra di dubbio alcuno, quelli più difficili. Nonostante gli ingenti sforzi economici la società nerazzurra mise in bacheca solo la Coppa Uefa edizione 1997-98. Il vascello interista era incagliato nelle secche della mediocrità, sebbene il vento aureo spirasse impetuoso e Moratti-Eolo non avesse mai fatto mancare quel tipo di spinta. La banda morattiana godeva di un consenso straripante ma il bottino della Coppa Uefa era fin troppo misero per una squadra che doveva puntare necessariamente al top dopo investimenti colossali: il più importante dal punto di vista mediatico ovviamente fu l’ingaggio del giocatore più forte del mondo, Ronaldo, il cui trasferimento all’ombra della Madonnina costò alle casse nerazzurre (leggasi tasche di Moratti, dato che il presidente iniettava liquidi dalla propria carta di credito) ben 51 miliardi di lire, una cifra che all’epoca fu giudicata addirittura scandalosa. Proprio Ronaldo è il simbolo della gestione morattiana: un’Inter fortissima sulla carta che non sempre, anzi quasi mai, riusciva a cogliere i giusti frutti del proprio talento e lavoro.

A farci le spese, in senso anche letterale, era proprio Moratti che continuava a spendere e spandere per cercare di avere risultati concreti, che giustificassero i grandi investimenti effettuati. Fino al 2004, invece, la sorte non era dalla parte dei nerazzurri, costretti a guardare le dirette rivali andare sul tetto d’Italia e d’Europa e non trovando una propria identità. Arrivare secondi, terzi o quarti in campionato era una formidabile delusione; con l’arrivo di Mancini qualcosa si smosse e anche grazie alla tempesta Calciopoli la nave nerazzurra riuscì a remare lontano, verso orizzonti di gloria e successi. E infatti dal 2005 al 2011 si aprì un ciclo supervincente che ripagò Moratti delle frustrazioni del passato: 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe Italiane ma, soprattutto, la Champions League (e l’Intercontinentale) dopo 45 anni di digiuno, esattamente 45 anni dopo papà Angelo. Allora grazie, Presidente, per tutti questi anni pieni di, come canta Max Pezzali, “tante vittorie, giorni bellissimi, sconfitte stupide, giorni difficili, tristezze ed euforie, gioie e dolori”. E chissà che un giorno un altro Moratti…

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