Sei anni dal Triplete: tutto quello che è mancato per continuare a vincere

Il 22 maggio da sei anni è diventata una data speciale per i tifosi nerazzurri. Ma oggi, nel 2016, oltre a ricordare quella straordinaria impresa che culminò nel Triplete per poi spegnersi inesorabilmente con l’ultima vittoria (Coppa Italia 2011) di un ciclo forse irripetibile, il tifoso nerazzurro si chiede: “Cosa abbiamo costruito in questi sei anni? Ci sono i presupposti per ricreare quel ciclo vincente?”. La risposta è, a tratti, più che negativa ed i motivi sono molteplici:

TECNICI DAL SANGUE NERAZZURRO – Un handicap storico dell’Inter è la questione allenatori: l’ambiente nerazzurro è particolarmente difficile da affrontare per un tecnico che non ha mai avuto a che fare con una piazza esigente come quella della Beneamata. Il tecnico nerazzurro dovrebbe avere un profilo chiaro: professionale, interista e soprattutto con gli attributi. Ogni errore tecnico di Moratti, prima e di Thohir poi, riguardavano questi tre motivi: Benitez (Dio sceso in terra), Leonardo (milanista dentro: lo scudetto 2011 grida ancora vendetta), Gasperini (classico provincialotto, tra l’altro juventino), Stramaccioni (acerbo e presuntuoso), Ranieri (un signor allenatore, ma non adatto alla causa nerazzurra), e poi, Mazzarri (storico Walter che stava contribuendo ad un record: allontanare, in massa, i tifosi nerazzurri dallo stadio). Ognuno con i suoi difetti, inadatto a guidare l’InterInterismo, idee, amore per la causa nerazzurra non si ritrovavano in questi allenatori. Si decise, così (idea morattiana) di ripartire da Mancini: manager, idee e amore per l’Inter.

PROGETTO – Una parola abusata dai più, utilizzata spesso dal presidente Thohir: i buoni propositi ci sono stati, ma se nel 2016 si parla del 33enne Yaya Tourè per risollevare la causa nerazzurra, non esiste un progetto incentrato sullo sviluppo di una squadra giovane e competitiva. Qualche spunto positivo c’è: la stagione appena conclusa è la migliore post 2010/2011, ma non basta. L’Inter merita di stare in Champions League e di lottare per lo Scudetto: progettualità bocciata, o meglio, rimandata alla prossima sessione estiva.

ERRORI POST TRIPLETE – L’Inter è l’unica squadra ad averlo vinto e si fa bene a sottolinearlo. Ma la gestione dei giocatori da parte di Moratti ha portato a distruggere quanto di buono si era creato. La cessione dtripletei molti giocatori era necessaria: Milito, Maicon, Lucio, Sneijder, oltre Balotelli (unico affare post Triplete) erano giocatori da cedere, sfruttando i milioni per rinforzare con giovani di qualità quella squadra sul viale del tramonto. L’esempio più lampante giunge dagli odiati nemici della Juventus: loro non hanno vinto la Champions League (allergia alla finale), ma hanno saputo ripartire, sia riconfermando la spina dorsale che comprando giocatori utili alla causa e soprattutto GIOVANI (Rugani, Dybala, solo per fare qualche nome). Risultato: la Juve si è confermata in Italia, l’Inter non vince, ormai, da 5 anni.

LUCI O OMBRE? – La prossima stagione riparte con l’Europa League al giovedì e perché non puntarci per abituarsi a rivincere questa competizione che negli anni ’90 fruttò 4 finali e un bel tris di vittorie? “Vincere aiuta a vincere” era il motto di Mancini alla prima Coppa Italia portata in bacheca, preludio dei successi futuri: riprendere questo motto non sarebbe poi così male. Le ombre cinesi possono portare una luce nuova in casa nerazzurra: cash per confermare una squadra che possa dire la sua in tutte e tre le competizioni, e soprattutto, rinforzare con giovani che possano far fare il salto di qualità. La società rifletta: “Tourè? No, grazie”, dovrebbe essere la risposta di Thohir. E per tornare a vincere bisogna programmare: vincere una stagione non basta, serve essere competitivi ogni anno per ritornare a regalare emozioni come il quinquennio che portò al Triplete. Programmazione e giovani di qualità: così l’Inter potrà ritornare vincente.

 

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