Chivu: “Mancini è l’uomo giusto. Miranda e Murillo mi piacciono molto”

Cristian Chivu è intervenuto ai microfoni del quotidiano Republika, in Indonesia, esprimendo il proprio parere sulla stagione appena conclusa dall’Inter su Mancini e su Simeone.

LA STAGIONE DELL’INTER “Non è stata un fallimento, è stata una buona stagione. La serie A è un campionato difficile. L’Inter ha provato ad arrivare in Champions League, ma la concorrenza è stata agguerrita. Ci sono club più forti dell’Inter, va accettato. Di certo, però, non è stata la stagione migliore. Naturalmente tutti dopo l’ottimo inizio ci aspettavamo di lottare per il tricolore. Ma col passare del tempo abbiamo lottato per il secondo posto prima, poi per il terzo ed infine per il quarto. Di certo qualche problema c’è stato e solo chi ne è coinvolto può sapere di cosa si tratti. L’importante è risolvere e correggere questi problemi”.

MANCINI “Roberto è un buon allenatore, esperto. Ha allenato l’Inter in passato, è l’uomo che ha posto le basi per i successi del Triplete. Ha portato la mentalità vincente 10 anni fa ed è l’uomo giusto per questa squadra.

SIMEONE Non so perchè si parli di lui all’Inter. E’ in finale di Champions con l’Atletico Madrid, la seconda in 3 anni. L’Inter è felice con Mancini e bisogna dargli la possibilità di portare a termine il lavoro che ha iniziato.

CHAMPIONS Ci vuole tempo per tornare nell’Europa dei grandi e pazienza. Non si può costruire una squadra vincente in una notte. Bisogna capire i propri errori, ripartire dai fallimenti e capire quali siano i calciatori giusti per costruire una squadra vincente. Mancini è l’uomo giusto per farlo”.cska_inter_champions_sneijder_materazzi_chivu_ap

EREDE “Ad oggi nessuno, tutti i calciatori hanno caratteristiche diverse e non possono essere confrontati. Nella mia carriera, soprattutto da giovane, ho giocato in diversi ruoli perchè ero ben
allenato per farlo. Non posso dire chi sia il mio erede in nerazzurro, ma mi piace molto la coppia Murillo-Miranda”.

ALLENARE “Non so cosa accadrà in futuro, ma una cosa è certa: mi manca il campo, ho perso la routine quotidiana del calcio. Due anni fa dissi che non avrei mai fatto l’allenatore, ma ora ci penso.

 

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