Cordoba: “San Siro mi metteva il turbo. Balotelli mi faceva infuriare, Ibrahimovic…”

Ivan Ramiro Cordoba è stato ospite di Alessandro Cattelan nel programma Catteland su Radio Deejay per presentare il suo libro “Combattere da uomo“.

Al conduttore ha spiegato come ha realizzato il libro, dalle foto in cui il figlio di Cordoba si rivede nel padre all’emozione di giocare a San Siro:

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Tra le tante cose belle del calcio ci sono i cori personalizzati, a San Siro credo che li facciano poco o niente. A me piacevano tantissimo, prima della partita ti caricavano davvero tantissimo, hai 20 secondi sono i tuoi e oltretutto ti aiutano nel riscaldamento, cosa che a me non è mai piaciuto perché non ne avevo bisogno“.

Milano e l’amore per una città in cui resteranno ancora i figli: “Sono arrivato a Milano nel ’99, freddo e nebbia che io non conoscevo. In Colombia a Medellin non si cambia mai l’armadio, c’è sempre un caldo primaverile. I miei figli almeno finché non termineranno la scuola vivranno in Italia, poi vedremo“.

La prima canzone scelta da Cordoba nella sua playlist è “Under Pressure”, una pressione che Ivan non sentiva: “Io partivo già carico, ci sono persone che sentono molto la partita. Io invece prima della partita la vivevo nella mia testa, vedevo i movimenti degli avversari, poi la mia sfida era andare a riprendere gli avversari in corsa, in questo San Siro mi metteva il turbo“.

Tanti compagni di stanza e tanta classe: “Il primo periodo sono stato in stanza con Recoba, giocatore fortissimo ma con poca pazienza nel migliorare, poi due anni con Materazzi e infine con Zanetti, tanti anni in cui il capitano è diventato un fratello per me. Era una squadra con tanta personalità, un bene perché sapevi che c’era poco spazio per perdere altrimenti era guerra, così come le partite di allenamento“.

Cordoba non sempre paziente con i compagni: “E’ difficile dire con chi ho litigato, anzi, uno a cui ho provato in tutti i modi a spiegare il calcio è Mario Balotelli. Mi faceva infuriare, è una persona d’oro ma tende a lasciarsi trascinare dagli altri, da solo è troppo buono. Prendi per esempio Ibrahimovic, da solo con la sua testa faceva la differenza e anche con lui qualche volta c’è stato qualche piccolo screzio“.

Capitolo Mou, un generale e una carica speciale”Mourinho è un generale. All’inizio io e Javier non eravamo d’accordo su certi discorsi in cui diceva che vincevamo perché senza avversari, gli ho detto quello che pensavo, non l’ha presa bene ma poi mi ha rispettato e dato ragione. Non lo sento al telefono ma so che è rimasto in contatto con tanti compagni, poi era bello vedere quando ti attendeva nella finale di Champions, sembrava un generale, diceva siete arrivati fin qui, ora non possiamo perdere e già questo ti caricava a mille“.

Cordoba ha poi aggiunto: “Come giocatore non mi piaceva tanto avere la palla ai piedi, preferivo recuperarla e trovavi per esempio sempre uno come Veron con cui ho vinto la prima Coppa Italia, giocatore fantastico con un modo di calciare bellissimo“.

Una battuta anche sulla sua Nazione: “La Colombia è bella, c’è la parte pacifica con il mare, ma è stato un bene uscire fuori, perché una volta in quell’ambiente può capitare di farsi trascinare in qualcosa di sbagliato, ma Medellin è una città stupenda. Quando ho fatto il gol decisivo nella finale di Copa America non sapevo come festeggiare, ho pensato posso morire così e mi va bene, correvo, mi buttavo in terra, vedevo la gente impazzita“.

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