ESCLUSIVA SPAZIOINTER – Mazzola: “Che carica San Siro ai miei tempi! Icardi rappresenta l’interismo attuale. E quella finale al Prater…”

Nel giorno dei 108 anni dei nerazzurri SpazioInter.it ha deciso di intervistare la leggenda degli anni ’60, colui che nel palmares ha 4 scudetti, quattro finali di Coppa dei Campioni (di cui due vinte) e due coppe Intercontinentali. La carriera del nostro protagonista vanta 417 partite in Serie A, tutte con la maglia dell’Inter, 116 gol e sopratutto 2 gol in una notte magica, quella del Prater di Vienna.

Chiaro chi sia l’uomo di cui i sta parlando: Sandro Mazzola, bandiera nerazzurra dal 1960 al 1977 e mattatore nella finale del 1964 quando siglò una doppietta contro il Real Madrid di Di Stefano e Puskàs.

Sandro Mazzola, l’emozione del debutto con l’Inter e cosa si prova a giocare a San Siro in maglia nerazzurra?
Il debutto con la Juve non lo dimenticherò mai, al mattino andai a scuola perché avevo tre interrogazioni fondamentali per decidere l’ammissione o no all’anno successivo, all’ultimo i miei compagni fecero quasi una rivoluzione pur di farmi andar via e partire, cosi via, un panino e subito in campo contro Boniperti, Sivori e Charles“.

Sicuramente la situazione è molto cambiata in tutti questi anni…
San Siro ai miei tempi era molto più vicino ma anche più piccolo, ti sosteneva in una maniera incredibile, il passaggio dagli spogliatoi al parterre era unico perché uscendo si sentiva un boato che ti prendeva il cuore“.

La vittoria più bella con la maglia dell’Inter?
Beh, la prima Coppa Campioni contro il Real Madrid è stata la più bella in assoluto. Il Real era la squadra dei sogni, quella che vedevi sempre in tv perché stava sempre in finale. Ricordo che era talmente bella da ammirare che io mi incantai guardando Alfredo Di Stefano, tant’è che poi Suarez, più vecchio di me, passando mi diede una pacca sulle spalle esclamando <<Noi facciamo la finale, tu che fai?>>. Poi i due gol resero tutto ancora più bello“.

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Qual è il compagno nerazzurro col quale ha legato di più?
Tarcisio Burgnich. Perché eravamo riserve insieme e inseguivamo entrambi la prima squadra. Talmente legati che in allenamento mi marcava sempre e io mi chiedevo il perché, così un giorno mi disse: Sandro, se fermo te in allenamento poi fermo tutti e gioco“.

Lei ha parlato di recente nel dvd di Javier Zanetti, altra icona nerazzurra. Ma oggi chi rappresenta l’interismo?
Oggi, per voglia di fare e per l’impegno che ci mette sempre, mi viene in mente il nome di Mauro Icardi“.

Cosa pensa dell’Inter di oggi? Dove può arrivare?
Domanda difficile però deve tentare il tutto per tutto per arrivare al terzo posto, non dimentichiamoci che si parla dell’Inter e come minimo dovere deve provarci“.

Ringraziando Sandro Mazzola per l’estrema gentilezza e per il fatto di aver fatto sognare con le parole chi, la sua epoca, l’ha visto solo in tv o la conosce dai racconti del papà. A fine intervista ci si avventura in un’ultima domanda.

Il giorno del Prater, Di Stefano ti disse: “Ho conosciuto tuo padre Valentino, considero un onore esser battuto da suo figlio”. Che effetto fecero quelle parole?”
Sono le parole più belle che mi abbiano mai detto“.

 

 

 

 

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