Tanti nuovi attaccanti, ma si torna sempre da Palacio

Quando vinceva spesso ed era prima in classifica, e adesso, che sta sprofondando ed è più vicina al sesto posto che al quarto, l’Inter ha una costante: un gioco non brillantissimo. Che si sia giocato a 2 a 3 o a 4 attaccanti, ci sono state difficoltà nella costruzione della manovra, con molte partite risolte più da giocate del singolo. C’è stato il momento Jovetic ad inizio stagione, poi Ljajic nel mezzo, più recentemente Icardi ha trovato finalmente una certa regolarità nel gol. Forse solo Perisic ha avuto una certa continuità, giocando sempre fino a gennaio. L’arrivo di Eder però, ha tolto minutaggio anche all’esterno croato.

Mancini dopo alcune partite buttate a gennaio per occasioni da rete sprecate in maniera clamorosa, si è convinto nel voler un altro attaccante, che sapesse segnare e potesse essere una buona spalla per Icardi. Ecco perchè l’arrivo di Eder. L’ex Samp ha dimostrato fin da subito di poter garantire tanta corsa e impegno, ma in 6 partite gol non se ne sono visti e il rendimento generale della squadra non è affatto migliorato. Si arriva quindi al derby d’Italia, match molto delicato e Mancini si affida all’usato sicuro, Rodrigo Palacio. 

Il Trenza è un gran giocatore. Non perchè ha un talento eccezionale, ma perchè ad una buona tecnica, al senso del gol e al sapersi muovere nei diversi ruoli d’attacco, abbina una corsa infinita, fino all’ultima briciola d’energia. Sarà per questo che Mancini nella partita più difficile del campionato, si affida a lui e la scelta, nonostante il risultato, si dimostra giusta. Palacio è il migliore dei suoi, crea tanto, soprattutto nel primo tempo, svaria sul fronte offensivo e si presta sempre a dare una mano dietro quando serve.

Facile adesso quindi giudicare sbagliato l’arrivo di Eder. Ma non vogliamo buttare la croce addosso al povero italo-brasiliano, che sta cercando di inserirsi in un contesto più che difficile. Se però le tue mosse di mercato estivo ti garantiscono un parco attaccanti di 6 elementi di livello, a gennaio punti su un altro attaccante rinunciando ad un buon centrocampista, e poi quando conta in campo ci vanno gli unici due attaccanti della scorsa stagione, i dubbi sono più che giustificati. O c’è mancata comunicazione tra staff tecnico e dirigenza (ma vogliamo credere fermamente che non sia così), o più semplicemente Palacio dà garanzie che nessun’altro può dare in avanti, e visti i nomi, un po’ sorprende.

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