L’ostacolo più grosso si conferma la rimonta, ecco perché…

Non è il nostro momento. Dopo la vittoria stentata di Empoli e la sfortunata sconfitta contro il Sassuolo, l’Inter frena anche a Bergamo, campo tradizionalmente ostico, dal quale i nerazzurri escono con un solo punto. Poteva andare meglio, ma anche peggio, considerando l’andamento di un match che ha di nuovo annoverato Handanovic tra i migliori in campo. Una parata clamorosa su Cigarini, più altri pregevoli interventi per evitare a Mancini di ritrovarsi nelle sabbie mobili. I problemi emersi nei primi mesi, celati in parte dalla positività dei risultati, stanno emergendo con maggiore chiarezza. La squadra sembra incapace di vincere nel momento in cui è costretta ad inseguire. È successo con la Lazio, oggi, a Napoli e a Genova, contro la Fiorentina. L’Inter paga quel minimo che subisce. Colpa di un attacco che è ancora privo di un’identità fissa e ben delineata. Di un gioco a tratti statico per l’assenza a centrocampo di un minimo di follia, di visione geniale, di rischio preso, ma calcolato al millimetro. Se l’Inter va sotto, rimontare si trasforma in un problema perché segnare è difficoltoso per questa squadra. Non si può arroccare e fare scudo con i propri muscoli, ma ha la necessità di creare, inventare, stupire, caratteristiche che non appartengono molto a questo gruppo, tralasciando qualche felice eccezione come Brozovic e Ljajic. La risposta sta nel mercato? Forse, ma quando in principio è stata costruita questa squadra, la mancanza di un cervello di centrocampo era stata calcolata e coloro che potevano assolvere a questo compito erano già stati spediti verso altri lidi. Sta all’allenatore perfezionare e sviluppare quanto pensato mesi fa. Accontentarsi di un solo goal non sta più bastando, perché poi capita che arriva l’episodio, il momento in cui soffri di più e allora diventa necessario produrre maggiormente. In un campionato corto come questo, fare un punto in due partite può significare passare dal primo al quarto posto in un battito di ciglia. Ora l’importante è che la squadra mantenga quella compattezza mentale e psicologica ben individuabile finora, cercando però di trovare delle indispensabili migliorie tecnico-tattiche. È vero che il goal subito oggi è stato un nuovo regalo, ma capiterà, speriamo di no, che Handanovic smetta di parare anche l’impossibile. E lì dovremmo avere la bravura di produrre gioco e goal.

Se è vero che in Italia vince sempre la miglior difesa, è altrettanto vero che per far sì che ciò accada, bisogna avere un attacco che sia in grado di tollerare e sopperire ai momenti di raro sbandamento della sua difesa. Noi al momento non ne siamo in grado.

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