Tanti auguri a Davide Santon, un giovane eternamente in bilico

A 25 anni hai ancora una vita davanti, una carriera, ma non è detto che il tuo bagaglio di esperienza non sia già molto pieno. E’ questo, infatti, il caso di Davide Santon, che proprio oggi festeggia questo traguardo con addosso la solita vecchia maglia dell’Inter, quella con la quale ha esordito nel 2009 a soli 18 anni in Serie A e in Champions League e con la quale stava per consacrarsi come nuovo crack del calcio italiano. La storia è poi andata diversamente: lo straordinario primo anno con Mourinho, uno scudetto da titolare, la marcatura con disinvoltura su Ronaldo e poi una brutta involuzione, un passaggio a vuoto gestito con difficoltà. E’ stato una semplice comparsa nell’anno del Triplete e la stagione successiva, complice qualche infortunio, è dovuto andare a Cesena per rilanciarsi senza troppo successo. Poi il Newcastle, la Premier e il ritorno a Milano, quando nessuno se l’aspettava. Un ritorno da protagonista, più maturo e sicuro di sé. Tante presenze e la sicurezza del riscatto da parte dell’Inter. Poi, all’improvviso, panchine a gogo e la sensazione di dover rifare tutto da capo, anzi, di essere un emarginato. In estate l’Inter lo ha praticamente ceduto al Watford, ma lui rinuncia e non demorde: vuole essere centrale per Mancini nell’Inter. La missione pare riuscirgli con una titolarità continua e mai messa in discussione nei primi due mesi di stagione. Tutto si ferma a Bologna. Al Dall’Ara Davide gioca la sua ultima partita del 2015, complice un successivo infortunio e l’emergere di nuovi e vecchi attori come D’Ambrosio e Montoya.

Ora, che siamo di nuovo in fase di mercato, il suo nome è già stato inserito nella lista dei cedibili, dato il grande numero di terzini che affolla la rosa nerazzurra. Lui è uno dei tanti, apprezzato sicuramente ma non così tanto da essere considerato un titolare inamovibile. Forse avrebbe voluto festeggiare la nuova età con la certezza del futuro, ma al momento le cose non sembrano essere così lineari per lui. Il consiglio e la certezza stanno nel continuare a sudare in allenamento, ad impegnarsi, con la speranza di poter riscalare gerarchie ancora non troppo chiare. Quando era appena maggiorenne si sarebbe immaginato diversamente a 25 anni, ma non è detto che la definitiva consacrazione non possa mai più avvenire, e perché no, in quest’Inter che lo ha lanciato, mollato e ripreso. In una squadra dove di fondamentali ce ne sono pochi, ma tutti sono importanti, siamo certi ci potrà ancora essere bisogno di Davide.

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