TS – Scariolo: “Inter, quasi mi ricordi i tempi del triplete. Contro il Napoli…”

Sergio Scariolo, ct della Spagna del basket, da sempre tifoso nerazzurro, è intervenuto a Tuttosport parlando di Inter e di Mancini, suo grande amico.

Da quanto tempo conosce Mancini?
«Abbiamo superato i 20 anni, cioè da quando allenavo la Fortitudo Bologna, di cui Roberto è tifoso, poi abbiamo fatto anche vacanze assieme in Sardegna. Per questo, appena siamo stati in grado di incastrare impegni e orari, ci siamo visti. E per un tifoso nerazzurro, vedere l’allenamento di ieri con una squadra con l’atteggiamento corretto, così impegnata nella parte fisica e concentrata nella fase tattica, è stato un piacere».

Dal Triplete del 2010, quando lei commentò per la tv spagnola la finale Inter-Bayern del Bernabeu, è il miglior momento per essere tifosi nerazzurri?
«Sì, è un bel momento, anche perché è un po’ inaspettato: l’odierna Inter non è la squadra più talentuosa del campionato e si è completata a stagione iniziata, per questo non credevo che sarebbe arrivata in alto così presto. Qui emerge il ruolo di Mancini, importantissimo, anzi decisivo. Ma non servono le mie parole per riconoscerlo».

Il ruolo di Mancini, al centro del progetto, è il sogno di qualunque allenatore?
«Credo sia logico ascoltare il parere del tecnico in sede di mercato, dato che sarà lui a dover allenare i giocatori. Ed è ciò che avviene nelle realtà che hanno successo con continuità».

Associa l’Inter a qualche squadra di basket del passato?
«I Detroit Pistons di fine anni ’80, quelli dei Bad Boys, oppure la prima Milano di Dan Peterson, la cosiddetta Banda Bassotti. Squadre toste, magari non erano le più ricche di qualità, ma vincevano. E comunque anche impegno, compattezza e abnegazione sono talenti utili per una squadra».

Se dovesse identificare il volto simbolo della squadra di Mancini, chi indicherebbe?
«Il triangolo centrale è quello formato da Handanovic, Murillo e Miranda, giocatori che si stanno consacrando e che forniscono garanzie. Non a caso l’unico passaggio a vuoto, contro la Fiorentina, è coinciso con una serata non impeccabile di Handanovic, con l’espulsione di Miranda e l’assenza di Murillo. Non vedo un giocatore imprescindibile, e questo è un ulteriore punto a favore di questo gruppo».

La sfilza di vittorie per 1-0 ha però sollevato qualche critica.
«Non giochiamo come il Barcellona, ma ci sono più modi utili per raggiungere il risultato. Quanti si ergono a giudici della qualità del lavoro e del valore dei risultati altrui, pur da un pulpito qualificato, mi lasciano freddo e scettico. Per un tecnico, i veri riferimenti sono la proprietà che investe, e i tifosi che a loro volta contribuiscono a livello economico. E non credo che oggi proprietà e tifosi siano scontenti, vedendo una squadra così unita e compatta…».

Quindi promuove anche la gestione-Thohir?
«Mi piacciono parecchie idee, a cominciare dalla fase di modernizzazione vissuta dal club, verso quei modelli anglosassoni o americani che sono i punti di riferimento a livello mondiale per le organizzazioni sportive. Apprezzo la fiducia nel tecnico e la voglia di assecondarlo, poi la chiarezza dei ruoli, senza interferenze, è un’altra chiave, e ci sono operatori come Ausilio che lavorano nel modo giusto».

Quanto conterà la sfida al vertice contro il Napoli?
«Non la vedo come una sfida decisiva, perché escludere Roma e Juventus dai discorsi scudetto sarebbe un errore. Napoli, Roma e Juve hanno organici di qualità superiore rispetto all’Inter, l’attacco del Napoli, per esempio, è davvero pericoloso. Diciamo che lunedì vedremo una partita tra due squadre che meritatamente sono al vertice della classifica».

Con Mancini ha parlato di obiettivi? E’ più facile che l’Inter vinca lo scudetto oppure che Scariolo e la Spagna riescano a interrompere l’egemonia di Team Usa alle Olimpiadi?
«Parliamo di risultati che sarebbero regali di Natale in un anno del Giubileo. Poi è vero che nello sport non c’è nulla di impossibile. Questa Inter è solida, e interpreta le partite nel modo giusto perché si allena con serietà e continuità. E le squadre tanto preparate non crollano. Ma penso che già entrare in Champions League sarebbe un grandissimo risultato». 

Impostazioni privacy