TS – Jovetic (2/2): “Vicino alla Juve ma preferii il City, Prandelli un padre e vorrei emulare il mio idolo”

Continua la lunga chiacchierata di Jovetic su Tuttosport prima della sfida con la Juventus, una squadra in cui JoJo avrebbe potuto giocare.

L’interessamento della Juve risale ai tempi di Conte, loro hanno chiamato il mio procuratore ma non ho mai parlato con l’allenatore, alla fine ho scelto di andare al City. La Juve l’ho battuta solo in amichevole, ho pure segnato, ma non mi preoccupa questa statistica. Comunque non mi sono pentito della scelta di preferire l’Inghilterra, anch…e se mi sono capitate mille cose che non mi hanno permesso di far bene. Quella a Manchester è stata una grande esperienza: ho vinto campionato e coppa, ho giocato con grandi campioni e imparato tanto“.

La differenza tra medio e top club Jovetic l’ha toccata con mano: “A Firenze lottavo per il quarto posto, a Manchester per lo scudetto ed è un’altra cosa perché devi vincere sempre e per forza. Succede anche all’Inter e spero che finisca come il primo anno al City con la vittoria in coppa e in Premier“.

Ricordando il City il nome che ricorre è quello di Manuel Pellegrini, ex allenatore di Jovetic con cui il montenegrino ha avuto alti e bassi: “Lui preferiva altri e non mi ha dato mai l’opportunità di giocare con continuità, cosi sembrava stessi male anche quando stavo bene. Il rapporto tra minuti giocati e gol segnati mi dà però una media perfetta“.

Jovetic e gli infortuni, quasi un accostamento ricorrente: “Mi sono rotto il crociato a vent’anni e quello è stato il periodo più brutto della mia vita. In quei momenti però vedi chi sono i veri amici. Son sempre stato convinto di tornare più forte di prima, anche se mi fa arrabbiare quando si dice che sono sempre rotto, non è bello sentire su di sé cose non vere“.

Con il numero dieci in campo l’Inter ha sempre vinto, ma neanche Jovetic ha una spiegazione: “Credo che se ci fossi stato con la Fiorentina avremmo perso lo stesso, era la classica partita in cui tutto va storto in cui fanno gol ad ogni tiro in porta“.

L’idolo di Jovetic è Shevchenko, uno che sull’altra sponda di Milano è immortale: “Ripercorrere la sua carriera sarebbe fantastico, lui ha vinto Champions e Pallone d’Oro, resta un esempio. Sono ancora giovane e spero di avvicinarmi a lui, e sogno di fare all’Inter quello che Sheva ha fatto al Milan, in primis vincendo lo scudetto, anche se abbiamo la squadra per arrivare in Champions, per il tricolore si vedrà“.

La differenza con la Premier League sta nella pressione secondo Jovetic: “All’Inter la maglia pesa, al City di meno, all’esordio in Inghilterra ricordo un pareggio con lo Stoke, pensavo ci avrebbero massacrati invece passando per gli spogliatoi c’erano solo applausi“.

Ultimi pensieri per i tecnici della carriera di Jovetic: “Prandelli è quello che mi ha accompagnato nel gran salto dal campionato serbo a quello italiano, non è stato facile, mi incazzavo perché volevo giocare sempre, poi l’ho capito solo più avanti. Cesare mi ha fatto capire che il calcio non si gioca avendo sempre la palla al piede come siamo abituati noi slavi. Sono convinto, essendo allievo di Mihajlovic, che il Milan ha un gran tecnico, gioca già meglio dello scorso anno e i risultati arriveranno, io resto in attesa di realizzare il mio sogno all’Inter: lo scudetto“.

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