Tanti auguri al “Jardinero Cruz”, bomber silenzioso

6, 41, 75 e 195. Non, non stiamo dando i numeri, ma vogliamo solo ripercorrere il percorso nerazzurro di uno degli attaccanti migliori ad aver indossato la maglia dell’Inter negli anni 2000, non tanto noto per il suo talento, quanto per la sua professionalità e incisività in zona goal; stiamo parlando di Julio Ricardo Cruz, noto comunemente e affettuosamente come “El Jardinero”, bomber di qualità, ma soprattutto di quantità, considerando le tante reti realizzate, per l’appunto 75 in 195 presenze, molte delle quali da subentrato dalla panchina. Un giocatore mai destinato a prendersi le prime pagine dei giornali, ma decisivo come non mai in qualunque squadra abbia giocato e per qualunque allenatore lo abbia sfruttato. All’Inter sono stati Cuper, Zaccheroni, Mancini e Mourinho a bearsi dei suoi frequenti appuntamenti col goal. Il primo ne ricorda il pallonetto con il quale stese l’Arsenal in quel di Highbury, rendendo quell’Inter l’unica squadra italiana ad imporsi su quell’ex glorioso terreno di gioco, il secondo non avrà dimenticato la sua doppietta nel big match contro la Juventus a Torino, che riportò i nerazzurri alla vittoria al Delle Alpi, altro campo abbandonato, dopo diversi anni di astinenza. Mancini, che lo ha schierato spesso e volentieri da centravanti titolare, ricorda quel derby natalizio del 2007 rimontato col suo ingresso in campo: assist e goal per il 2 a 1 finale. Mourinho iniziò bene la sua avventura grazie all’argentino che, sempre partendo dalla panca, segnò due reti fondamentali contro Lecce e Udinese negli ultimi minuti, permettendo al portoghese di trovare allungo  e feeling già dalle prime giornate.

Sei lunghe stagioni che oggi, giorno dei suoi 41 anni, sono di sicuro il momento più alto della sua carriera, passata in Europa anche con le maglie di Feyenoord, Lazio e Bologna, dal quale l’Inter lo acquistò nell’agosto del 2003 per sostituire il partente Crespo. Un giocatore che ha dovuto convivere con tanti compagni di reparto dal maggior talento e dalla personalità più ingombrante, Vieri, Adriano, Recoba, Ibrahimovic, Crespo, Balotelli. Probabilmente tutti migliori di lui sulla carta, ma niente affatto continui, salvo l’eccezione svedese, nel loro apporto realizzativo e professionale alla causa. Cruz, sempre silenzioso e mai nervoso, aspettava il suo momento e puniva quasi sempre i malcapitati avversari. Una sentenza, una sicurezza, un appiglio sul quale fare concreto affidamento senza la paura di essere traditi. Ebbe le sue migliori annate nel 2005/2006 e nel 2007/2008, quest’ultima quando affiancò Ibra nella coppia d’attacco titolare e resse a lungo il peso della squadra dopo l’infortunio dell’attuale PSG, conducendola con sofferenza al sudato e bagnato scudetto di Parma. Ha assistito alle prime bizze di Balotelli, alla caduta di un potenziale campione come Adriano, alla poca voglia di Recoba, all’invecchiamento di Crespo, sopperendo a tutto ciò con una vena da goleador invidiabile, sfruttando ogni singolo momento concessogli.

Era consapevole del suo ruolo apparentemente secondario nella rosa, ma non esitava mai a prendersi responsabilità pesanti. L’unica volta, infatti, che lo ricordiamo arrabbiato, è quando Materazzi gli scippò il rigore che, in casa contro il Siena, avrebbe permesso a Mancini di festeggiare con anticipo e meno sofferenza il sedicesimo scudetto, in quel 2008 che lo aveva annoverato spesso come salvagente della truppa interista. Ricordi di un campione per professionalità, di un giocatore indispensabile e da tutti ricordato con gratitudine e apprezzamento.

Tanti auguri Julio!

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