GdS – Hernanes tra capriole, grattacieli e churrasco

Il Profeta Hernanes a La Gazzetta dello Sport si racconta di come, pur infastidito dalle troppe voci sul suo cartellino, si sia ripreso l’Inter e in un buon momento della sua carriera analizza tutto, a partire dalla sua esultanza.

Contro il Napoli segno il 2-2 ed esulto con la classica capriola. È la più bella della mia carriera, sono volato, è stata una capriola di liberazione»

Ho iniziato a far capriole In casa, con le mani, a 6 anni. La prima senza avevo circa 9 anni. Cadevo sulla sabbia, ma all’inizio uscivo con i lividi“.

Capriole e Bibbia, Hernanes non è un tipo noioso con cui chiacchierare: “Sono cresciuto in una famiglia cattolica, ma non avevo ancora capito bene cosa volesse dire esserlo.
A 16 anni sono entrato in una chiesa e il pastore che stava predicando mi ha aperto la mente. Chiesi
la Bibbia a mia mamma e da allora ogni giorno la leggo, il soprannome Profeta me lo diede una giornalista in Brasile, quando giocavo con il San Paolo.
Ogni tanto citavo la Bibbia e profetizzavo la vittoria del campionato. Il San Paolo ne vincemmo tre di
fila, in due c’ero anche io”.

Per l’Inter la profezia è pronta ma:”Ho fatto la profezia e la custodisco scritta in casa,
in una busta sigillata”

Tra un’Inter di cui mai Hernanes si pente di aver accettato e il passato laziale spuntano i fischi dell’ultimo incontro: “Scherzando potrei dire che pensavo che i tifosi laziali volessero rivederla, ma io come ho già detto avevo preso male la battuta di Lotito col quale mi sono abbastanza chiarito”.

“Mi spiace che i laziali abbiano capito male. Quel pianto era il giorno della partenza, ero molto emozionato. Avevo pianto anche prima, nello spogliatoio. Mi stavo facendo forza, non volevo farlo davanti ai tifosi…invece… Qualcuno in famiglia mi prende anche in giro perché non ho pianto per i
miei figli”.

Mai banale Hernanes, se non ha la Bibbia sceglie i libri sulla psicologia umana e alla domanda “Se non avesse fatto il calciatore?” la risposta non può essere banale:

Avrei fatto l’ingegnere civile. Sono affascinato da come certi grattacieli possano restare in piedi o da come certi ponti possano sopportare il passaggio delle auto. Per non parlare degli edifici storici: come hanno fatto a costruirli in epoche così lontane?”

Grattacieli, costruzioni dal nulla, a quel punto ti viene in mente il nome di un architetto, Roberto Mancini, che deve ricostruire una grande Inter: “Lui è stato un gran giocatore, ha visto grandi
campioni, lui per primo lo è stato e per questo gradisce i giocatori tecnici. Quando ero infortunato
e non in forma forse l’ho deluso, ma mi ha fatto piacere che la sua idea sia rimasta sempre quella di un calcio di qualità. L’essenza del suo calcio è la qualità della giocata. Per me si è trattato di una vittoria rientrare nel suo indice di gradimento. Mi parlava sempre anche quando non giocavo, ci confrontavamo

Ultime battute sul finale di campionato: “Dobbiamo concentrarci per vincere contro Genoa ed Empoli senza pensare a cosa può succedere e a quello che fanno gli altri, Se tutto va bene ci saremo, l’aritmetica ancora ce lo consente, senza segreti nelle mie punizioni ma sto studiando un nuovo modo di calciare, alla Pirlo.

Trequartista è il mio posto ideale perché amo vedere la porta e non sopporto guardarla da lontano, anche se sono nato terzino destro, il mio primo gol da professionista l’ho fatto in quel ruolo”.

Se si arriva in Europa nessuna pazzia ma :” Sono bravissimo a cucinare: risotto e crostate. Ma se arriviamo in Europa, churrasco per tutti“.

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