Confronto tra il primo anno del Mancio e quello del bis: quale meglio?

A quattro giornate dalla fine del campionato, nonostante una qualificazione in Europa League che potrebbe cambiare il senso della stagione, cerchiamo di fare un resoconto di questo primo anno di Mancini 2.0. Era il 14 Novembre 2014 e a distanza di 6 anni e mezzo dalla prima volta ritorna sulla panchina al posto dell’esonerato Mazzarri. Primo incrocio è subito con il botto con i nerazzurri che hanno nel calendario il Milan per un derby che finirà 1 a 1 grazie a Obi che pareggia una rete di Jeremy Menez.

Sarà la prima di un totale di 23 partite giocate finora e che vede la sua aver ottenuto 8 vittorie, 9 pareggi e 6 sconfitte per un totale di 33 punti su 23 gare disputate. Un andamento lento che che ultimamente ha trovato una certa continuità grazie ad un filotto di 5 partite dove sono stati ottenuti ben 11 punti e prestazioni sempre più convincenti che fanno ben sperare per questo delicato finale di stagione.

Oggettivamente si pensava che l’impatto del Mancio sulla panchina potesse dare quello slancio in più alla squadra e collocarla stabilmente tra le prime cinque ed ottenere facilmente un posto in Europa. Ma c’è anche da dire che la rosa è stata formata ad immagine e somiglianza del suo predecessore ed il suo 3-5-2 che il nuovo tecnico ha subito messo in soffitta per passare stabilmente alla difesa a 4 ed un trequartista capace di illuminare il gioco. Un cambio radicale che se fatto in corsa può avere un tempo legittimo per assimilarlo e metterlo efficacemente in pratica nel corso della stagione.

Mancini non ha mai disdegnato questo modulo e già alla sua prima esperienza con l’Inter nel lontano 2004-2005 lo proponeva spessissimo. Ma quella era una rosa diversa, con giocatori di uno spessore che ora purtroppo non ci sono nell’attuale arsenale del tecnico. I vari Zanetti, Mihajilovic, Materazzi, Cordoba, Stankovic, Cambiasso, Veron, Vieri ed Adriano quando era vero Imperatore rappresentavano per Mancini un tasso tecnico e carismatico davvero importante per poter ambire ad obiettivi prestigiosi.

Una stagione nella quale il piazzamento finale fu un terzo posto, ma che iniziò a tessere la tela per un’era di successi molto importanti. A parte lo statistico discorso relativo al piazzamento che comunque sarà peggiore rispetto alla sua prima stagione, quello che pare chiaro è la differenza di personalità presente tra le rose a confronto. Oggi manca quella componente che alla lunga potrà essere determinante per la non riuscita alle vittorie di campionati nei momenti topici della stagione. Bisognerà lavorare tanto su questo per l’anno prossimo e, cosa da non disdegnare, puntare su alcuni giocatori che sappiano fare da traino a quelli della rosa attuale che magari non si stanno esprimendo al massimo del proprio potenziale a causa di limiti caratteriali.

 

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