Meno facili entusiasmi

Partita discreta, una buona Inter, è mancato solo il gol, brava la difesa e singoli all’altezza anzi a proposito dei singoli il ds Ausilio ha tuonato: “A livello di singoli non siamo inferiori a nessuno…”. Un derby ben giocato e soprattutto, cosa rara in questo periodo, due partite senza subire gol.  Ma il bicchiere è davvero mezzo pieno? Forse sì ma forse no.

Di positivo c’è sicuramente il fatto che, la squadra messa in campo da Mancini nella partita contro il Verona e soprattutto nel derby, è apparsa più guardinga, attenta e concentrata. Vidic in coppia con Ranocchia sembra dare maggior sicurezza a tutto il reparto e soprattutto al vituperato capitano nerazzurro, le occasioni concesse agli avversari sono davvero poche.

Icardi si muove, finalmente, da punta moderna e da campione. Lo si vede rincorrere un avversario fin sulla linea di porta, apre gli spazi ai compagni, cerca il dialogo con il partner d’attacco e si offre come assistman, davvero uno sviluppo considerevole e in questo grandi meriti vanno dati al Mancio.

Altra nota positiva sono sicuramente i giovani. I vari Puscas, Camara, Donkor e soprattutto Gnoukouri, nonostante qualche giornalista come Mario Sconcerti l’abbia definito “inadeguato”, possono essere una grande risorsa per il futuro della prima squadra o quanto meno ottime pedine di scambio nel mercato che verrà.

Ma le note negative non mancano. Nelle due partite considerate, l’Inter, non si trovava di fronte proprio due corazzate, il Verona è 16° in campionato con la bellezza di 54 reti subite e 36 gol fatti, il Milan, dal canto suo, è 9° con un punto proprio sui nerazzurri e con una rosa non proprio di primo livello.

Il gioco stenta a decollare, per usare un eufemismo, non c’è rapidità, ci sono pochi, pochissimi movimenti senza palla e spesso le manovre d’attacco sembrano mosse più dall’improvvisazione che da dettami tattici.

Per passare ai songoli, Kovacic è sempre più un mistero e va ad intermittenza, i terzini sulle fasce alternano tempi dedicati solo alla fase di copertura ed altri dedicati solo all’attacco, gli attaccanti, a prescindere dagli interpreti, hanno davvero pochi palloni giocabili ed anche le poche certezze che si avevano come Shaqiri stanno avendo un calo di affidabilità.

La domanda quindi è: la rivoluzione quanti giocatori dovrà riguardare? Forse l’unica certezza è che per la prima volta dai tempi del vate Mourinho, allenatore, dirigenti e presidente, sono uniti e sicuri delle scelte che verranno fatte con la consapevolezza che non si può più sbagliare, per il bene dell’Inter e dei suoi tifosi.

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