Bye bye Europa, stagione in archivio. Ma ora sono d’obbligo delle serie riflessioni

Tutti ci speravano. O quasi. Perchè quando si parla di Inter c’è sempre qualcosa di magico, misterioso, ambiguo. Qualcosa di talmente imprevedibile da lasciare aperto sempre lo spiraglio di un’impresa, anche quando sembra impossibile. Occorre già precisare in partenza che stasera non occorreva nemmeno una serata storica come tante nella storia nerazzurra, bensì una partita tosta giocata con freddezza e concentrazione.

Rimontare lo svantaggio di due gol senza subirne, cosa non facile ma sicuramente alla portata. Un inizio positivo, come spesso è accaduto anche nell’ultimo periodo più sfortunato, con subito quell’atmosfera da Remuntada che l’Inter sa creare nel proprio stadio. Basta poco però, per capire che non sarebbe per niente una notte da Pazza Inter.

Ti accorgi subito che sarà una serata storta come tante altre quando al decimo minuto il Wolfsburg ha già avuto due colossali palle gol per passare in vantaggio e solo per imprecisione non le ha sfruttate.

Magari puoi pensare che sia la partita giusta proprio per quello, magari oggi gli altri sono imprecisi e l’Inter non perdona. Macchè, nemmeno il tempo di ragionarci su e alla prima vera manovra d’attacco gli avversari trovano il vantaggio con l’ennesima lettura dilettantistica della difesa e di Juan Jesus nello specifico che porta i tedeschi a mettere l’ipoteca su una qualificazione mai davvero in discussione.

La Pazza Inter che tutti ricordano in maniera indelebile proverebbe a darsi una scossa anche davanti a una Mission Impossible come quella di segnare tre reti almeno per dimostrare di esserci. Peccato che i nerazzurri riescano nell’impresa di sprecare ogni potenziale occasione da gol per mancanza di freddezza o per un Benaglio immacolato che come un autentico muro ha bloccato sul nascere ogni spiraglio di rimonta.

Trovare al 71′ il gol del pari con un Palacio che sembra davvero essere tornato ai livelli della scorsa stagione per corsa e capacità realizzativa è troppo poco se ti chiami Inter. Sulla carta venti minuti sarebbero sufficienti per quantomeno mettere alle corde gli avversari, invece sono proprio loro che all’ultimo minuto ti beffano con un gol che per quanto inutile lascia un ulteriore senso di amarezza per una stagione che poteva ancora dire qualcosa ma che finirà nel dimenticatoio molto velocemente.

Il Wolfsburg ha dimostrato di essere superiore all’Inter solo nella capacità di sfruttare meglio le occasioni avute o meglio, concesse dagli avversari. Certo, la qualità in avanti alla squadra di Hecking non manca ma i maggiori meriti dei Lupi tedeschi fra andata e ritorno derivano più da demeriti e pecche della squadra di Mancini che da prodezze di propria fattura.

L’Inter dice ciao all’Europa nel peggiore dei modi, senza un’identità e senza quella voglia che da sempre l’ha caratterizzata soprattutto nei momenti di difficoltà. Con un campionato che è ormai nella palude di metà classifica, con una qualificazione europea per la prossima stagione ai limiti dell’utopia, c’è davvero molto su cui lavorare.

Ci sarebbe una rosa da ristrutturare almeno per tre quarti perchè tanti, troppi giocatori hanno dimostrato di non poter far parte di una squadra che almeno sulla carta vuole puntare in alto. Ovviamente i risultati sono la conseguenza di una miriade di elementi ma fra questi c’è sicuramente la capacità dei singoli che come squadra possono porsi ed eventualmente raggiungere determinati obiettivi.

Chissà se una cessione pesante in estate potrà dare una accelerata a quel processo di crescita che si invoca da anni e che tutti i tifosi nerazzurri auspicano possa avere inizio, ma questa volta concretamente, dalla prossima stagione. Perchè oggi c’è stata l’ennesima conferma del fatto che le parole se non sono seguite dai fatti valgono poco più di zero.

 

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