Dalla tribuna alla panchina: il precedente sospetto di Mancini

Era il 26 ottobre 2014: l’Inter si presentava al Dino Manuzzi di Cesena con la panchina di Mazzarri già scricchiolante e una necessità assoluta di fare risultato. Ne uscì fuori una partita tesa, sofferta, non godibilissima e decisa soltanto da un calcio di rigore realizzato da Mauro Icardi. Mazzarri portò a casa ciò che più gli interessava, la vittoria, ma furono necessarie poche altre partite per confezionare la propria disfatta personale e subire l’esonero da Thohir.

Quella volta, a Cesena, era già presente Roberto Mancini, seppur in tribuna. La sua comparsa non suscitò eccessivo clamore, considerando che a quel tempo la dirigenza nerazzurra non faceva altro che blindare l’ex tecnico del Napoli. Per Mancini un saluto ad Ausilio e Bolingbroke, conosciuti nelle sue passate esperienze da allenatore e una semplice voglia, a suo dire, di respirare un po’ di calcio italiano. La vittoria allontanò il suo spettro, ma quella fu la prima volta in cui Mancini prese contatto con quella che, in futuro, sarebbe diventata la sua creatura.

Una creatura plasmata e in parte rivoltata dai suoi cambiamenti e dalle sue scelte, anche se non rivoluzionata, come si auguravano i tifosi, in termini di risultati e risalita in classifica. Chissà se quel giorno ci fu un primo contatto, il primo pour parler fra l’ex City e la dirigenza meneghina, il primo mattoncino sul quale costruire il futuro, o se, folgorati dalla sua presenza, i vertici dell’Inter hanno pensato  per la prima volta che servisse la sua esperienza e il suo passato vincente per riportare l’Inter ai suoi fasti doverosi, la scintilla che convinse a fare a meno del fidato, ma non troppo, Mazzarri. Intrecci curiosi, incontri casuali o forse no, storie che si crogiolano in un minimo dubbio e in un velo di mistero. Il cerchio si è chiuso: dalla tribuna si è passati alla panchina. Per Mancini sarà fondamentale imitare Mazzarri, almeno per una partita. Vincere è infatti l’unica cosa che conta. Niente paura però: difficilmente sugli spalti sarà presente un qualche suo collega malaugurante.

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