Roberto Mancini
Roberto Mancini, come tutti gli allenatori, ha un proprio credo calcistico fidato e collaudato.
Il suo è il 4-2-3-1. Difesa a quattro con i terzini pronti ed abili a fare la doppia fase, due mastini a centrocampo con capacità di far ripartire l’azione, 3 mezze punte disposte anche a retrocedere durante la fase di non possesso ed una punta che giochi per la squadra e che sia un cecchino davanti alla porta.
Sia in Inghilterra nel “suo” Manchester City, sia in Turchia, il Mancio ha trovato soddisfazioni e trofei con questo modulo ed ha provato a portarlo anche in casa Inter.
L’ultima volta è stata domenica nella gara contro la Fiorentina, ma senza un avere un buon riscontro e soprattutto un buon esito.
Per questo Mancini, che ha come missione principale per questa stagione, quello di riportare una mentalità vincente, fiducia e tranquillità nei giocatori ed un gioco offensivo e tecnico nella squadra, dovrebbe continuare a cercare di far esprimere al meglio la sua rosa, insistendo sul più sicuro 4-3-1-2 ed azzardando il 4-3-3. Questi moduli permettono a Medel di esaltare le sue qualità di intercettore, a Guarin di impostare e proporsi con i suoi inserimenti, a Brozovic di poter, senza ansia, recuperare palloni ed aprire spazi, e a Shaqiri di far valere la sua tecnica e la sua imprevedibilità ed a tutti gli altri elementi di sentirsi maggiormente sicuri e coinvolti nella manovra.
Oltre a ciò ed è forse una delle cose più importanti, questi moduli possono garantire spazio a giocatori poco utilizzati e vogliosi di rivalsa come Hernanes e potrebbero far riemergere Podolski, soprattutto se utilizzato come seconda punta, ed ovviamente Kovacic.
In particolar modo il Maghetto di Linz va recuperato e valorizzato, permettendo di capire ad allenatore e società, quanto effettivamente il piccolo croato valga e se sia il caso di considerarlo una pedina imprescindibile nell’Inter che verrà.
This post was last modified on 5 Marzo 2015 - 13:56 13:56