GdS- Helenio Herrera: storia di un mito

Se oggi abbiamo Jose Mourinho, Pep Guardiola e tanti altri lo si deve solo ad una persona: Helenio Herrera. Il Mago che ha vinto tutto con l’Inter negli anni ’60 ha rivoluzionato il ruolo di allenatore, prima di lui erano sottopagati rispetto ai giocatori, dopo di lui sono diventati delle star.

La Gazzetta dello Sport di oggi, nel giorno del diciassettesimo anniversario della morte, descrive le gesta e la personalità del Mago che lo hanno contraddistinto durante tutta la sua vita.

“Ci si isolava dal mercoledì alla domenica: una noia mortale, d’accordo, ma serviva per «fare gruppo» e lui, HH, utilizzava quel tempo per martellare i suoi ragazzi con i famosi motti che scriveva anche su un foglio e appendeva sulla porta dello spogliatoio. Cose tipo: «Giocando individualmente, giochi per l’avversario. Giocando collettivamente, giochi per te». Oppure: «Il calcio moderno è velocità. Gioca veloce, corri velocemente, pensa velocemente, marca e smarcati velocemente». Scriveva Gianni Brera: «Buffone e genio, cialtrone e asceta, manigoldo e buon padre, sultano e fedele, becero e competente, megalomane e salutista. Herrera è tutto questo»”.

Quando arrivò all’Inter si aprì un nuovo mondo per i tifosi nerazzurri :“Lo chiamavano Mago. O meglio: lui amava farsi chiamare Mago. Perché Herrera aveva tre passioni: il calcio, i soldi e… se stesso. Il culto della personalità, la ricerca costante della popolarità e della gloria erano obiettivi che inseguiva con tenacia. Il presidente Angelo Moratti lo volle all’Inter dopo che il Barcellona del Mago aveva dato lezione di calcio ai nerazzurri. Era il 1960. Herrera pretese uno stipendio da nababbo, il controllo assoluto di tutte le squadre, perfino le giovanili, e si fece assicurare che avrebbe percepito un premio doppio rispetto a tutti i giocatori. Venne accontentato e, presentandosi ai tifosi dell’Inter, disse che finalmente avrebbero vinto e si sarebbero divertiti con il calcio offensivo. «Il WM è il modulo che adotterò» spiegò. «Taca la bala», «aggredisci il pallone» ripeteva ai suoi, senza preoccuparsi troppo della fase difensiva.”

Ma dopo cambiò idea, in particolare in seguito alla sconfitta contro il Padova di Rocco: “Il Paròn praticava il catenaccio e lentamente anche il Mago capì che doveva cambiare qualcosa. Venuto nel nostro Paese per mostrarsi attraverso il gioco offensivo, Herrera fu costretto a convertirsi. Anche perché il presidente Moratti, nell’estate del 1962, voleva sostituirlo con Edmondo Fabbri e soltanto all’ultimo momento cambiò idea. Il Mago creò un meccanismo perfetto.”

Aneddoto interessante: la prima volta che l’Inter vinse grazie al catenaccio tutti i giornalisti, che da tempo invocavano quello schema, dissero a Herrera: «Ha visto, Mago, che avevamo ragione noi?». E lui: «Guardate che il catenaccio l’ho inventato io, quando giocavo nello Stade Français…».

Mago anche di comunicazione, Josè e Pep prendono appunti.

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