Un campionato per “vecchi”: Serie A ultima nella classifica di utilizzo degli Under 20

Alle porte di maggio, i campionati europei stanno volgendo al termine ed è possibile fare i primi bilanci, almeno quelli statistici. Così ha fatto l’account twitter nerazzurro, @Inter_Data, che ha raccolto alcuni dati interessanti sull’utilizzo degli Under 20 nei maggiori campionati europei, con un focus sull’Italia. La pubblicazione dell’esito della ricerca non lascia più sbalorditi: l’Italia, è emerso dai risultati, è un “paese per vecchi“, almeno per quanto riguarda il minutaggio degli Under 20 nella massima serie.

La classifica parla chiaro: in vetta c’è la Francia, ossia la Ligue 1, col massimo minutaggio di Under 20 (26.337), contando i giocatori nati dal 1/1/1994 in poi. Nel paese di recente sbarco di emiri del Qatar (Psg) e petrolieri russi (Monaco), c’è un occhio di riguardo per i giovani, che vengono impiegati volentieri dagli allenatori. Sarà che il calcio è meno tattico, o che il movimento riceve meno pressione mediatica rispetto agli altri campionati europei: il fatto è che i giovani in Francia vengono valorizzati. Forse è un caso, ma la nazionale francese può vantare in questo momento molti talenti assai promettenti: da Kondogbia (Siviglia) a Sanogo (Auxerre), Rabiot (Psg), Varane (Real Madrid) fino allo juventino Pogba.

Al secondo posto nella classifica di @Inter_Data c’è la Bundesliga (23.877), quindi la Germania. E’ noto ormai come la nazione della Merkel sia un laboratorio di calcio a livello giovanile: nelle giovanili dei club di Bundes si fanno crescere i calciatori giorno dopo giorno, trasformandoli da giovani promesse in campioni affermati. Il Bayern Monaco e ancora di più il Borussia Dortmund rappresentano i migliori esempi di cantere teutoniche di primo livello. I bavaresi contanto almeno quattro titolarissimi sfornati dalle giovanili: Muller, Lahm, Kroos e Schweintseiger; il Borussia ha allevato in casa propria grandi talenti come Sahin, Gotze, Reus, Großkreutz.

Al terzo posto, staccata di molto dalla coppia di testa c’è la Premier League (17.669), anche grazie all’Arsenal e alla filosofia di Wenger a favore dei giovani. Oltre la manica si contanto diversi giocatori promettenti che giocano con contiuità: i nomi più noti sono Chamberlain, Ameobi, Ross Barkley, Phil Jones. Il Liverpool che sta lottando per il titolo, per esempio, schiera stabilmente titolari l’ex interista Coutinho e l’altrettanto giovane Sterling.

Segno di una altra mentalità, che esiste anche in Spagna. In Liga (14.863), non tutti basano i loro trionfi sulla cantera (vedi il Real Madrid di Bale, Di Maria, Ronaldo, Benzema), ma ci sono anche club che dedicano molto ai giovani in tempo e denaro. E’ il caso del Barcellona, con la cantera migliore del mondo, la Masia, da cui sono usciti campioni assoluti come Messi, Xavi, Iniesta e Fabregas.

In fondo alla classifica c’è la Serie A italiana (13.992). Dopo questa analisi non è difficile capire il perché: il rapporto tra efficienza e qualità dei settori giovanili e minutaggio degli Under 20 in campionato è nettamente proporzionale. I paesi che hanno club in grado di far crescere i giovani nelle proprie cantere e lanciarli in prima squadra non hanno problemi a farli giocare con continuità, credendo nell’investimento sul proprio prodotto (la metafora industriale è brutta ma efficace).

In Italia sono stati fatti passi in avanti ultimamente, ma le primavere dei club di Serie A sfornano giocatori non ancora pronti per il grande salto; oppure gli allenatori italiani sono troppo titubanti nel lanciare un Under 20, schiacciati come sono dal peso del “risultato ad ogni costo”. E’ questione di organizzazione quindi, ma anche di mentalità: serve un cambiamento in entrambi i versanti, altrimenti l’Italia è destinata a restare a lungo in fondo alla classifica.

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