Mazzarri contro il suo passato per sfatare la maledizione del “tre”

Non c’è due senza tre, anzi no. A quattro partite dal termine del campionato, l’Inter di Mazzarri non è ancora riuscita ad inanellare tre vittorie consecutive, dimostrando l’inattendibilità del suddetto proverbio e la fugacità delle aspettative di inizio stagione, fragili come foglie d’autunno e destinate così a cadere inesorabilmente una dopo l’altra.

La possibilità di intraprendere un lungo e convincente filotto di successi è stata resa vana, in principio, dalla Juventus. Il vantaggio di Icardi e  i cori entusiasti dei tifosi sono durati per circa un minuto, ovvero il tempo impiegato da Vidal per pareggiare i conti e ammutolire San Siro. Un buon pareggio, ma anche un primo colpo inferto dai rivali di sempre, dopo le suadenti vittorie contro Genoa e Catania, condite da cinque reti realizzate e nessun gol al passivo.

La storia si ripete nei tre turni successivi: l’Inter abbatte il Sassuolo, supera in extremis la Fiorentina e, infine, si ferma davanti al muro innalzato, per l’occasione, dal Cagliari (1-1 il risultato finale, ndr). Sorgono, così, le prime avvisaglie di quella sterilità offensiva e della mancanza di cattiveria agonistica, che contraddistingueranno buona parte dell’annata nerazzurra. Per riassumere: un punto apprezabile contro la Vecchia Signora, un vero e proprio passo falso in quel di Trieste.

Il terzo sigillo sfugge nuovamente contro il Bologna, non proprio un’imbattibile corazzata contro la quale potersi permettere di raccogliere la miseria di due punti sui sei complessivi. Un altro 1-1, che dimostra la tortuosità del sentiero intrapreso e la difficoltà nel ritornare sulla strada maestra e percorrerla fino al raggiungimento della vetta.

Durante il girone di ritorno, il Cagliari (per la seconda volta) e l’Atalanta sono stati gli ultimi ostacoli che si sono frapposti tra la squadra di Mazzarri e la conquista della terza vittoria consecutiva. Con i bergamaschi, è addirittura arrivata un’infausta sconfitta, propiziata dalla doppietta di Bonaventura e dai tanti errori commessi davanti la porta di Consigli.

Una discontinuità che ha inciso profondamente sui risultati e sull’andamento della stagione interista, costituendo la prova più lampante di una maturità ancora lontana dall’essere definitivamente conseguita. Indipendentemente da spiegazioni che ricorrano a parole come casualità o fato avverso. Contro il Napoli, perciò, servirà sfatare questo tabù per tenere a distanza di sicurezza Parma e Milan e continuare a rincorrere l’Europa.

 

 

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