Cambiasso: “Ho avuto una carriera meravigliosa. Mancini, Mourinho e Leonardo i miei preferiti perchè…”

In un’intervist concessa al quotidiano algerini Le Buteur, Esteban Cambiasso ha parlato della sua carriera tra passato, presente e futuro. Ecco le sue parole:

Come hai reagito quando sei rimasto escluso dalla Coppa del Mondo 2010 dopo aver vinto tutto con l’Inter?

“Sono cose che succedono. Il calcio non dipende solo da noi stessi, a differenza di altri sport individuali come il tennis, dove tutto dipende dalla tua racchetta e dalle tue prestazioni. Nel calcio non basta essere bravi, ma bisogna convincere anche allenatori e commissari tecnici. Nel mio caso, Maradona non mi ha voluto, ha scelto altri giocatori e io ho dovuto accettare la sua decisione. Purtroppo, nel nostro mondo, può capitare”.

Ultimamente si è parlato insistentemente di un tuo possibile ritorno nella Seleccion. Nella tua testa c’è ancora una piccola speranza di tornare a vestire la maglia albiceleste?

“Sì, è più di un semplice pensiero. E’ sempre un sogno, perchè ho vissuto intensamente la mia avventura con la Nazionale ed è grazie alla Seleccion che ho potuto fare quello che ho fatto. Ho firmato il mio primo contratto in Argentina grazie alle prestazioni con le selezioni giovanili e ho potuto giocare nel Real grazie a quello che ho fatto con la Nazionale”.

Hai vinto 23 titoli in carriera. E’ il record assoluto per un calciatore argentino, giusto?

“Penso di sì. Ci sono un sacco di trofei che mi hanno dato tanta felicità. Quando ripenso a tutti i titoli vinti, mi dico che ho avuto una carriera meravigliosa. Alla fine, gli obiettivi per cui ho deciso di giocare a calcio sono stati raggiunti”.

E se il ventiquattresimo fosse la Coppa del Mondo con l’Argentina?

“Non sarebbe il ventiquattresimo. Sarebbe sicuramente il primo per importanza”.

Gli opinionisti dicono che l’Argentina abbia pescato un gruppo alla sua portata, con Nigeria, Bosnia e Iran. Sei d’accordo?

“Qualunque sia il suo gruppo di avversari, l’Argentina è obbligata a passare il primo turno. Con la sua storia, la Seleccion deve almeno qualificarsi per gli ottavi di finale”.

Passato il primo turno, quale potrebbe essere l’obiettivo di Argentina? Le semifinali o qualcosa di più?

“E’ difficile dirlo. Nelle partite a eliminazione diretta ci può essere un episodio o un dettaglio che decide tutto. Se ci fosse un campionato in cui tutti giocano contro tutti, posso dirvi che l’Argentina sarebbe tra le prime quattro, ma con la formula del Mondiale può succedere di tutto”.

Probabilmente non conosci i giocatori della selezione algerina, ma sicuramente hai avuto modo di conoscere Belfodil e Taider. Cosa ci puoi dire di loro?

“Sono due ragazzi che vogliono lavorare e crescere. Prima di venire all’Inter si sono messi in mostra in squadre più piccole. Taider sta lottando ogni giorno per dimostrare che è in grado di raggiungere traguardi importanti in un grande club. Belfodil ha deciso di prendere un’altra strada. Auguro a entrambi di fare una grande carriera”.

Ti vediamo spesso parlare con Taider. Cosa gli dici?

“Come vice-capitano dell’Inter, cerco di dare consigli e di guidare i miei compagni in campo. Voi ovviamente notate soprattutto Taider, ma io parlo con tuti, soprattutto con i giovani. Parlo spesso quando sono in campo, anche per il ruolo che devo ricoprire”.

Tu sei il giocatore con più anni nell’Inter dopo Zanetti. Avendo visto passare tanti grandi allenatori, chi è quello che ti ha lasciato di più?

“Al mio arrivo ho trovato Roberto Mancini e credo che abbia fatto un lavoro fantastico. E’ arrivato in un momento in cui l’Inter non vinceva da diverse stagioni e grazie a lui abbiamo vinto molti titoli. Per me, Roberto Mancini ha trasformato la mentalità dell’Inter, trasformando una squadra che era abituata a perdere in una che non sopportava la sconfitta. A completare il lavoro che aveva avviato Mancini, è arrivato Mourinho. Lui ci ha permesso di fare un salto ancora più grande in Europa e siamo riusciti a vincere la Champions League, trasformando così in realtà un sogno che il club inseguiva da 45 anni. Entrambi mi hanno influenzato a livello personale e hanno scritto la storia dell’Inter. Poi non posso dimenticare il contributo di Leonardo, che ha gestito un periodo molto difficile, il post Mourinho-Benitez. Grazie a lui abbiamo vinto un altro titolo, la Coppa Italia”.

E i giocatori?

“Dovremmo stare qui un’ora per parlare di tutti i giocatori che mi hanno colpito durante la mia carriera. Quando uno vince più titoli, come è stato per l’Inter, ci si concentra soprattutto su quattro o cinque giocatori che rappresentano la spina dorsale della squadra e hanno giocato tutte le parite. Questo è quello che fate voi giornalisti. Per me ci sono giocatori che possono essere più importanti, pur essendo meno noti. Il giocatore che si allena ogni giorno con grande intensità e viaggia con la squadra anche solo per giocare dieci minuti o sedersi in tribuna. Il giocatore che continua a sorridere per non disturbare l’atmosfera del gruppo. Questi giocatori possono risultare più important idi Ibrahimovic, Milito, Eto’o e tanti altri”.

 

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