L’Inter e la maledizione dei pali, ma quei cambi nella ripresa…

Come riportato da La Gazzetta dello Sport questa mattina, l’Inter ha dominato il match per ben 65 minuti, ma l’approccio alla gara e la sua parte finale è stata da incubo. Venti minuti iniziali in completa balia dell’Atalanta, prima di subire il gol che ha dato la scossa ai nerazzurri di casa. Nuovo collo negli ultimi minuti del match, con i bergamaschi ancora una volta bravi ad approfittarne, ancora una volta con Giacomo Bonaventura.

Si legge sul quotidiano: “Gli antichi greci usavano la parola «ubris» per definire un eccesso di orgoglio, di fiducia in se stessi, di superbia. Ecco, forse Mazzarri nella ripresa ha peccato di «ubris». Ha osato ed è stato punito. Prima ha tolto Cambiasso, solito frangiflutti, per inserire Alvarez e ha riprogrammato il centrocampo con Hernanes play-basso e con Guarin e il neoentrato mezzala: mediana temeraria. Poi, a otto minuti dalla fine, visto che non si schiodava dall’1-1, ha levato Campagnaro, immesso Kovacic ed è passato al 4-3-3. L’Inter le occasioni le ha costruite, ma non le ha colte ed è stata colpita dalla «nemesi», dalla vendetta divina. Suggestioni greche a parte, ci si potrebbe chiedere se forse non sarebbe stato meglio virare prima sulla difesa a quattro, visto che in avanti l’Atalanta di fisso teneva soltanto Denis. Troppi tre difensori centrali per curare solo un centravanti, ma sono ragionamenti elaborati col senno di poi. Senza i quattro legni commenteremmo un risultato diverso e non accuseremmo Mazzarri di «ubris». Anzi, ne elogeremmo la sfrontatezza”.

 

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