Mazzarri: “Giovani? Cerco di accontentare la società. Milito, Samuel e Zanetti hanno fatto la storia, ma…”

Alla vigilia di Inter-Torino, Walter Mazzarri ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Stampa. Ecco le parole del tecnico nerazzurro.

Ha scoperto se il regolamento della “Panchina d’oro” prevede l’autovoto?

“Si poteva votare per chi ci pareva ma il voto è segreto!».

Ha vinto Conte, ma pure Montella è arrivato prima di lei.

«Ognuno è libero di scegliere chi vuole. Io sono molto soddisfatto di come ho lavorato la stagione scorsa e anche il Napoli lo è».

Clarence Seedorf ha fatto il grande salto in un solo giorno. Per il suo lungo percorso si sente fuori moda?

«E perché mai? Fino ad un anno fa dicevate che ero un emergente».

A lei partire dal basso è servito?

«Moltissimo e vale per tutti i settori. L’Italia non sarebbe in piena crisi se avessimo dato importanza alla meritocrazia. Dovrebbe funzionare come a scuola, il più bravo va avanti. Io sono orgogliosissimo delle “panchine d’oro non riconosciute” e della mia carriera di allenatore».

Non ricorda mai il suo passato da calciatore. Perché?

«L’abito di allenatore me lo sento cucito addosso da sempre, da calciatore non avevo la stessa passione».

Domani sfiderà Ventura. Lui non è mai stato chiamato da una big: serve anche un po’di fortuna?

«Sei anni fa c’era già chi diceva che meritavo di arrivare a questi livelli, quindi nel mio caso la fortuna è relativa. Non conosco nel dettaglio la storia di Ventura, ma è uno che stimo davvero perché ha sempre dato un’impronta alla sua squadra e sa farla giocare bene. Noi allenatori siamo come degli artisti, ognuno ha il suo “stile” ed è giusto che si veda».

Cerci è il valore aggiunto di questo Torino?

«Una squadra che fa bene non dipende da un solo giocatore».

Come si rapporta con chi ha un carattere difficile?

«Valuto le persone solo dopo averle conosciute ecco perché faccio subito lunghi colloqui individuali. Ulivieri mi ha sempre detto che un buon mister deve essere in grado di inquadrare un giocatore in pochi secondi».

E lei ci riesce?

«Direi di sì. Nei miei 13 anni di carriera il rapporto valore squadre-risultati è sempre stato soddisfacente. Se riesci a superare club che hanno potenziali economici superiori al tuo, vuol dire che sei stato più bravo di loro».

All’innamorato Icardi cosa ha detto?

«Di mettere al primo posto il calcio e di prendere esempio da i nostri del Triplete».

Quanto manca a D’Ambrosio per essere titolare dell’Inter?

«Può servirgli altro tempo, non voglio bruciarlo. È un acquisto fatto soprattutto per la prossima stagione».

Rottamare non piace a nessuno, adesso però i  reduci del Triplete sono in minoranza.

«Thohir fa bene a parlare di anno di transizione. Tutto insieme però non si può fare. La carta d’identità conta. Io credo di poter dare ancora tanto ma quando mi renderò conto che non sarò più io dovrò avere l’intelligenza per farmi da parte. Bisogna saper uscire al momento giusto e in bellezza».

È un consiglio per Zanetti?

«Zanetti come Milito e Samuel rappresentano la storia dell’Inter. Ma io parlo chiaro e loro oltre a darmi una grossa mano sanno che ci sono delle gerarchie. Hanno capito che certe scelte le faccio in buona fede. Se sbaglio sarò io il primo a pagare».

Thohir vuole i giovani e spera di portare avanti questo progetto con lei.

«La società mi ha fatto determinate richieste e io la accontento. Oltre a cercare di vincere devo testare i giocatori per il futuro».

Intanto avete preso Vidic.

«È una scelta condivisa come tutte le altre».

 

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