Lontano dal campo, ma vicino ai compagni: ancora una volta Pupi si conferma un esempio per tutti

Non ci sono solo genio e talento, ambizione e carisma nel DNA di un fuoriclasse. Serenità, umiltà, costanza, impegno, rispetto verso compagni, allenatore e società sono le doti a cui un vero campione non può rinunciare se vuole intraprendere una carriera calcistica di altissimo livello.

“Quel giorno pensai che avrebbe fatto la storia dell’Inter”, sono le parole di Beppe Bergomi in occasione del primo allenamento di Javier Zanetti datato luglio 1995. E lui, giunto alla Pinetina come un ventunenne semi-sconosciuto, la storia dei colori nerazzurri l’ha scritta davvero.

Dopo aver epicamente sfondato la soglia dei 40 anni e sconfitto l’infortunio più grave della sua carriera, El Tractor non molla un centimetro e lavora duro per aiutare i compagni, dentro e fuori dal terreno di gioco: pur non scendendo in campo (in questo inizio di 2014 ha disputato solo dieci minuti nel match dell’epifania contro la Lazio), Pupi continua a dimostrare un’ineguagliabile professionalità e un amore totale per la propria squadra. Non a caso, dopo il gol di Walter Samuel contro il Sassuolo, è stato il primo a scattare dalla panchina per andare ad abbracciare il compagno e festeggiare.

Allenamenti al massimo, testa bassa e totale abnegazione, senza mai una polemica sulle ormai comprensibili decisioni dell’allenatore di puntare su chi è anagraficamente più fresco; scelte accettate col silenzio di chi sa che, nel calcio come nella vita, parlano i fatti.

Il DNA di un campione è quello di un uomo – ancor prima che calciatore – che grazie alla propria maturità sta vivendo con la massima serenità anche questa fase particolare della sua carriera: una fase non facile per chi, fino a qualche mese fa era abituato a non riposare un minuto.

Ma l’amore per i colori nerazzurri supera ogni cosa…

 

Antonio Simone

 

 

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