Il primo acquisto

Il primo acquisto non si scorda mai. E’ il momento esatto in cui prendi consapevolezza della strada che hai appena intrapreso e delle responsabilità che hai assunto nei confronti di una storica società e dei suoi ambiziosi tifosi. E’ un’istantanea che ti accompagnerà fin quando deciderai che è arrivato il tempo di farsi da parte, un rito di iniziazione finalizzato a sancire il passaggio da uno stato di fierezza ed orgoglio ad uno di comprensione effettiva di oneri e doveri a te spettanti. Da una dichiarazione ufficiale del tipo “Signori e signore, vi annuncio che, da oggi, ho assunto la carica di Presidente dell’ F.C Internazionale Milano” ad un’altra più intima e angosciata che recita più o meno così “Sveglia, sono davvero il Presidente dell’Inter!”.

Lo sa bene Massimo Moratti. Concedetemi il privilegio di dimenticarmi, almeno per un istante, di Sebastiàn Pascual Rambert, attaccante che vanta in un anno di Inter ben due presenze (nessuna in campionato per essere pignoli ndr). In occasione della sua presentazione, l’argentino era accompagnato da un ragazzino semisconosciuto che avrebbe fatto col tempo la storia dell’Inter: lo yin e lo yang della tradizione cinese, per farla breve. Avrete già intuito che stiamo parlando di Javier Zanetti, da considerare il primo vero acquisto dell’era Moratti. Non male, visto che il capitano nerazzurro, in questi anni, ha infranto ogni record immaginabile e alzato un numero considerevole di trofei.

Ernesto Pellegrini alla conquista della Germania. Pronti via: nemmeno il tempo di prendere dimestichezza con l’ambiente e la nuova carica, che arriva in quel di Milano Karl-Heinz Rummenigge. Dopo aver definito i dettagli e concluso l’operazione, il neo-presidente avrà di certo spuntato dalla lista delle cose da fare la voce “Accattivarsi le simpatie del popolo interista”. L’acquisto dell’attaccante tedesco sarà seguito, poi, da quello dei suoi compatrioti Brehme e Matthaus, protagonisti assoluti dello Scudetto dei record targato Giovanni Trapattoni.

Mario Bertini e Enea Masiero: sono i nomi rimasti impressi nella memoria storica di Ivanoe Fraizzoli e Angelo Moratti. Il primo, mediano generoso, ricordato principalmente per lo spirito di abnegazione e la facilità con cui centrava il bersaglio con il suo tiro potente e preciso; il secondo (centrocampista anche lui ndr) con un ruolo da comprimario nell’Inter che vinse lo Scudetto 1962/63.

Fermiamoci qui con la digressione storica e catapultiamoci nei giorni nostri. In prima pagina nessun nome altisonante, o almeno nessun nome che richiami davvero l’attenzione del lettore. Si è conclusa da un bel po’ l’era di Rummenigge e sta giungendo al termine anche quella di Javier Zanetti: oggi, però, inizia quella di Danilo D’Ambrosio, ufficialmente un giocatore dell’Inter e, al contempo, il primo colpo di Erick Thohir. Diciamo la verità: una lacrimuccia, pensando agli eroi del passato, avrà rigato le guance dei più, nonostante il giovane napoletano sia da reputare, senza alcun dubbio, utile e funzionale alla causa nerazzurra.

Un acquisto “figlio dei tempi”, non paragonabile per questo ai regali dei precedenti numeri uno, vissuti in epoche ben diverse da questa.

 

 

 

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