Mazzarri: “Con Moratti c’è stima reciproca. Quando ho incontrato Mourinho negli Stati Uniti…”

Ai microfoni di Inter Channel, Walter Mazzarri ha presentato il suo libro “Il meglio deve ancora venire”, scritto in collaborazione con Alessandro Alciato ed edito da Rizzoli. Ecco la sua intervista andata in onda durante la puntata odierna di “Mondo Inter”.

Come è nata l’idea di questo libro? Inizia raccontando la sua carriera di calciatore o solo quella da allenatore?

“Parlo della mia carriera di allenatore perchè di quella da calciatore non sono stato neanche contento e non sembrava fosse giusto metterla in evidenza. Questa idea è nata da una proposta della Rizzoli, che mi ha preso anche un po’ di sorpresa, non pensavo che una casa editrice così importante potesse notare la mia storia calcistica, non ci avevo mai pensato, in quel momento lì ho riflettuto, poi ho pensato alla mia storia privata, con mio figlio, che non ho potuto seguirlo negli anni più belli, nella parte della sua vita fino ad ora che ho 18 anni e ho accettato. Io tendo a non parlare mai della mia vita privata, ho fatto un’eccezione proprio perchè mi è sembrata una cosa bella e perchè mio figlio sapesse che cosa ho fatto mentre non ero con lui e potesse sentire dalle mie parole quello che è stato il percorso negli anni che purtroppo sono stato meno presente con lui”.

Suo figlio Gabriele sarà emozionato per la dedica?

“Questo non lo so perchè lui è in un’età, tra i 18 e i 19 anni, nella quale non dimostra, è un’età particolare. Credo che apprezzerà fra qualche anno il perchè di questo gesto che ho fatto anche perchè potrebbe comprendere il perchè il lunedi lui voleva giocare con me e io mi distraevo perchè magari mi arrivava una telefonata del presidente e avrà pensato di avere un padre un po’ assente. E’ una cosa sentita, se poi lui la vuole prendere nel modo giusto bene, altrimenti bene lo stesso”.

Le ha fatto piacere che il Presidente Moratti sia stato l’autore della prefazione?

“Mi ha fatto tanto piacere che il Presidente abbia accettato la proposta della Rizzoli. Voi sapete che dopo il nostro primo incontro è scattato qualcosa di speciale. Già il fatto che il Presidente stesso abbia voluto fare questa prefazione mi rende orgoglioso e mi fa capire che quella stima che è scattata in me è reciproca”.

Entriamo a sfogliare virtualmente questo libro: parliamo dei passaggi legati all’Inter, ce n’è uno nel quale racconti il primo incontro con Moratti?

“E’ stato speciale, dovete capire un allenatore che parte da dove sono partito io vedeva il Presidente Moratti qualcosa di irraggiungibile. Nel momento in cui sei arrivato con la tua carriera e con i tuoi successi a essere chiamato da un Presidente così carismatico e importante, mi è scattato qualcosa di importante, ho subito il fascino di questa grande persona, di questo grande presidente e nel giro di poco tempo mi ha dato la mano e mi ha detto ‘se vuole, lei da questo momento è l’allenatore dell’Inter’. Mi sono anche emozionato, dico la verità, ho avuto un brivido nella schiena”.

C’è un capitolo nel quale parla dell’incontro con Josè Mourinho durante la tournèe americana a Indianapolis.

“Dico la verità, è stato molto bravo lui, non appena ha saputo che avevo firmato per l’Inter mi ha fatto arrivare tramite Marco Branca un suo augurio. Quando ci siamo visti di persona è stato ancora più bello. Ci siamo chiusi in questo spogliatoio, un incontro tra due uomini, che si sono poi chiariti, almeno io ho provato a chiarirmi, ma lui non mi ha dato neanche il tempo lo dava per scontato. Questo penso di poterlo dire, in comune abbiamo che quando sposiamo una causa diamo di tutto per cercare di portare la vittoria dalla propria parte. E’ bastato un accenno e ci siamo capiti. Poi sono dovuti venire a chiamarci per dirci che iniziava la partita. E’ stato strano per me che mi dedico sempre e solo al campo, la cosa che per me è sempre più importante”.

Dopo Inter-Juventus, sei andato via dallo stadio, ci sono i tifosi fuori e una signora bussa al finestrino della sua auto…

“In 10 anni di serie A sono abituato a essere sempre sui giornali e in tv, a volte quando le cose vanno bene ti attribuiscono tanti meriti, ma a volte sono più importanti certe cose nel privato. Come quando esci dallo stadio, vedi una signora che fa dei gesti e dico a mio figlio di abbassare il finestrino e sento questa signora che mi dice: “Mister grazie per mio figlio e quello che sta facendo per lui”. E io dico: “Ma chi è lei signora”, e lei mi ha risposto: “Sono la mamma di Ricky Alvarez. In quel momento mi sono emozionato e le risposi che il merito era tutto di suo figlio. Queste sono sensazioni particolari, soddisfazioni pari a una vittoria di una partita di quelle particolari”.

Il meglio deve ancora venire prepara a una nuova edizione per quando il meglio sarà arrivato?

“No, no, prendiamolo come buon auspicio, non possiamo negare che non sia un momento facile. Speriamo che l’uscita di questo libro porti bene a tutti e ci dia la forza di fare un finale di campionato che tutti ci auspichiamo, non dico altro un po’ per scaramanzia, un po’ per serietà”.

Visto che ha fatto cenno al momento: si ricomincia dopo Inter-Catania, gara dopo la quale tu avevi sottolineato come la componente psicologica fosse una delle componenti che aveva contribuito a quel tipo di prestazione. Al di là del fatto che poi questa tua spiegazione è stata tradotta in un “sembrava di giocare a porte chiuse”, hai lavorato anche su questo in settimana?

“Io dico a tutti i tifosi che con una telecamera davanti si ha il senso di quello che vuole dire un allenatore, a volte succede che una frase detta in un certo modo viene trascritta in un altro un po’ diverso. Io intanto tengo a precisare che ‘porte chiuse’ è stato un dato oggettivo perchè c’erano dei motivi, la gente era distratta per quello che era successo in questa partita e sappiamo a che cosa mi riferisco. Non era certo un accampare un alibi o dire che c’era una situazione un pochino diversa perchè c’è qualche colpa di qualcuno, anzi. Io spero di superare con l’aiuto del nostro pubblico questo momento di risultati e faccio un appello perchè come ho detto all’inizio il pubblico dell’Inter è competente, attaccato come pochi alla squadra e quindi ci ha dato sempre quello che ci ha permesso di partire in quel modo. Sappiamo che per come era nata questa annata poteva essere anche imprevista. E’ grazie a loro e a San Siro che abbiamo avuto quella spinta che ci ha dato quel quid per superare gli avversari. Spero proprio di ritornare ad avere quel clima, sia noi come squadra che trasciniamo il pubblico, sia da parte loro per il sostengo. Io garantisco il massimo impegno impegno, sono garante di questo. I nostri tifosi devono essere consapevoli e uniti a noi perchè da questo punto di vista ce lo meritiamo. Credo che il tifoso debba capire l’essenza del proprio allenatore perchè per assurdo l’allenatore come lo faccio io lo vivo da primo tifoso perchè io vivo dei risultati della squadra come i nostri tifosi”.

Juventus-Inter, affrontiamo una squadra che ha fatto 10 vittorie su 10 in casa, ha realizzato 30 gol, ha battuto Roma, Napoli per fare un esempio. Vado avanti?

“Un bollettino di guerra insomma… Noi dobbiamo andare li con spirito combattivo, propositivo, sapere che se facciamo tutti le cose bene può succedere qualcosa. Noi andiamo lì con l’intenzione di giocarcela e al 95′ vedremo che cosa sarà successo”.

 

Fonte: inter.it

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