Guarin sì, Guarin no: pro e contro della possibile cessione del colombiano

A poche ore dalla riapertura ufficiale del mercato, è netta la sensazione che le operazioni in casa Inter saranno legate al futuro di Fredy Guarin: dal sogno quasi impossibile chiamato Ezequiel Lavezzi fino alla più concreta possibilità di arrivare a giocatori come Erik Lamela o Juan Mata, il tutto passando dall’ormai persistente esigenza di completare il centrocampo con un mediano di esperienza e un esterno.

In questo quadro dei vari tasselli mancanti nello scacchiere nerazzurro, si inserisce l’offensiva portata avanti dal Chelsea di Josè Mourinho per il centrocampista colombiano. I contatti tra le due società sono iniziati da un bel po’ di tempo ma, per sbloccare definitivamente la trattativa, in corso Vittorio Emanuele attendono un assegno da 20 milioni di euro. L’Inter sembra ferma sulla sua richiesta iniziale anche perché, come dimostrano le recenti dichiarazioni, il giocatore resterebbe volentieri a Milano e, anzi, sarebbe pronto al prolungamento del contratto – in scadenza nel giugno 2016 – con relativo adeguamento dell’ingaggio.

Arrivato nel gennaio del 2012, Guarin ha dimostrato in questi due anni in Italia di avere delle potenzialità enormi, di essere uno dei pochi calciatori di talento presenti nella rosa della Beneamata in grado di poter decidere una partita da solo. Una sua eventuale partenza, dunque, potrebbe indebolire ulteriormente il potenziale di una squadra che, dopo stagioni assai deludenti, sta cercando di ripartire con un nuovo progetto.

Dall’altro canto, però, il rendimento altalenante del 27enne sudamericano, spesso incappato in giornate di assoluto black out, non gli ha permesso di fare quel salto di qualità che molti si attendevano. Spesso, infatti, l’ex Porto è stato più croce che delizia, trasformandosi in un enigma tattico per i suoi allenatori. Lo stesso Mazzarri, che è riuscito a rivitalizzare elementi come Alvarez e Jonathan, è ancora alla ricerca della giusta collocazione per far rendere al massimo il suo numero 13. Il possibile addio del Guaro potrebbe inoltre spalancare le porte all’esplosione di Mateo Kovacic, che troverebbe così meno concorrenza in mezzo al campo e quindi maggiore continuità.

In questo quadro tecnico-tattico di pro e contro che si intrecciano, assume un ruolo fondamentale anche il fattore economico. L’Inter, riuscendo a ricavare la cifra al momento richiesta, metterebbe a segno un’importante plusvalenza a dispetto dei 13 milioni sborsati al momento dell’acquisto del mediano di Puerto Boyacà. Con il tesoretto ricavato, gli uomini del mercato nerazzurro potrebbero cominciare a limare il gap tecnico con le prime tre squadre del campionato.

Naturalmente la distanza diminuirebbe solo con acquisti all’altezza, altrimenti il sacrificio del Guaro sarebbe inutile e risulterebbe ancora più doloroso del previsto.

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