La storia si ripete: prima mezzala, poi trequartista… ma Guarin continua a non convincere

Non convince, ma Mazzarri non rinuncia mai a lui. E’ questo lo strano destino che sta accompagnando l’annata di Fredy Guarin. Il colombiano era uno dei punti fissi nello scacchiere di Stramaccioni e, anche in questa stagione, sta vedendo quasi sempre il campo. Il tecnico toscano lo ha utilizzato prima da mezzala e poi da trequartista, ma i risultati non hanno rispettato le aspettative iniziali.

La potenza fisica devastante dell’ex Porto è universalmente riconosciuta, ma nell’ultimo periodo appare evidente come non sia sfruttata a dovere dal giocatore. Guarin parte spesso palla al piede e, con altrettanta frequenza, si esibisce in giocate individuali dall’epilogo scontato. In diversi momenti della partita dà l’impressione di poter incidere, spaccando le difese avversarie e creando superiorità numerica in fase offensiva, ma in questa stagione è successo davvero di rado.

La quantità di tiri da fuori che lascia partire dal suo destro è inversamente proporzionale al numero di palloni che centrano lo specchio. In 13 partite giocate è andato a segno una sola volta e ha centrato due pali: dati in controtendenza rispetto agli innumerevoli tentativi verso la porta avversaria. Anche l’altra sera contro il Bologna, quando serviva una manovra ragionata per trovare il varco giusto, Guarin si è esibito più volte in giocate pretenziose, finendo per regalare colpevolmente palla agli emiliani.

Nonostante questo, Mazzarri continua a dargli fiducia, convinto che prima o poi il centrocampista assimilerà i suoi dettami tecnico-tattici. I tifosi, però, cominciano a spazientirsi per il suo atteggiamento. Le giocate di Fredy risultano, il più delle volte, controproducenti per la squadra e la sua discontinuità è a tratti irritante. La sua totale assenza per lunghi tratti del match non è giustificabile, soprattutto a questi livelli.

Il tecnico sta provando migliorare i suoi movimenti, lavorando soprattutto sulla concentrazione mentale durante tutti i novanta minuti. Nel frattempo, il talentuoso Kovacic rimane sacrificato in panchina: una scelta destinata a riempire di scomode domande la testa dei tifosi. A Mazzarri il compito di dare quanto prima una risposta.

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