Juan: “Su di me anche Juve e Napoli, ma ho scelto il progetto Inter. Mazzarri mi ha insegnato…”

Juan Jeus (difensore centrale) - INTER

In un’intervista esclusiva ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Juan Jesus ripercorre la sua carriera in nerazzurro, tra passato, presente e futuro. Ecco le parole del difensore brasiliano:

Il giorno in cui l’Internacio­nal le dice che ci sono propo­ste dall’Europa, quali squadre le si presentano davanti?

“Sono quattro. Una è il Ben­fica. Le altre sono Juventus, Inter e il Napoli di Mazzarri. Al quale evidentemente piace­vo già, ma a cui ho gentilmente detto no, come alla Juve, per scegliere l’Inter”.

Si è mai pentito?

“Assolutamente mai. E scel­si di venire qui perché il pro­getto che mi prospettarono era adatto a me e a quel che cercavo: ricostruzione fatta di giovani ai quali va dato il tem­po di crescere. E per di più in un grandissimo club”.

Torniamo a Mazzarri: qual è la cosa più importante che le ha insegnato?

“Il concetto di posiziona­mento, di star bene in campo: quindi guardare l’azione, ca­pirla prima, guadagnare tem­po per eventualmente andare in anticipo. Devo solo ringra­ziarlo: mi sta sempre vicino, mi dice come migliorare”.

Lei è dovuto crescere molto in fretta.

“A 14 anni sono andato via da casa, Belo Horizonte, a Por­to Alegre, senza genitori e a vi­vere con altri ragazzi calciatori. In testa ho sempre avuto l’idea di fare bene, di lavorare per il futuro mio e dei miei parenti. Così, quando alcuni compagni mi chiedevano di andare in discoteca gli dicevo di no, sempre di no. Beh, quelli che erano con me e che allora erano definiti fenomeni oggi non fanno più i calciatori. Io sono nell’Inter”.

Ha iniziato da attaccante, giusto?

“Ho fatto tutti i ruoli: nei giovani del Mineiro giocavo da punta, poi ho fatto l’interno sinistro di centrocampo, al­l’Internacional il terzino e adesso il centrale difensivo. Ah, l’anno scorso giocai anche terzino destro, si ricorda?, a San Siro contro il Tot­tenham… Il ruolo che preferi­sco? Quello attuale, sicuro”.

Il suo idolo è Lucio: e come lui ogni tanto prende e parte palla al piede…

(ride, ndr) “E’ vero, a volte faccio così… Lucio è un’icona. Da pic­colo lo vedevo giocare nel Bayern, e una volta andò a fa­re gol dopo aver dribblato 3­4 avversari.Poi, all’Inter, ha vin­to tutto. Un gigante”.

Oggi è più «gigante» il Vero­na dell’Inter: ha un punto in più.

“Gioca bene, bella squadra, ma noi dobbiamo semplice­ mente fare una cosa: vincere. Jorginho? E’ forte, e so che pur se brasiliano vorrebbe giocare con l’Italia: è giusto che ognu­no faccia le proprie scelte. Iturbe? L’ho incontrato nel Su­damericano Under 20, mi die­de fastidio: forte, velocissi­mo, va fermato”.

Quale brasiliano vorrebbe veder gio­care nell’Inter?

“Leandro Damiao, mio ex compagno all’In­ternacional. L’Inter lo ha se­guito? Magari venisse… An­che Oscar del Chelsea”.

Da super difesa che erava­te, senza Campagnaro avete preso 7 gol nelle ultime 3 gare. E’ tutta «colpa» di Hugo o in realtà cosa è successo?

“In queste gare abbiamo giocato contro la Roma prima in classifica e poi col Torino, due squadre non banali e con attaccanti forti. Campagnaro? Lui è importante, ma mi fido di Rolando o Andreolli e so che faranno bene”.

Scudetto è una parola im­possibile o impronunciabile?

“Chi gioca nell’Inter non può dire che è impossibile. E’ giusto pensare che tutto si può”.

Lei sogna più uno scudetto o il Mondiale con la Seleçao?

“Io sogno ogni giorno di stare bene, poi di arri­vare in alto, con l’In­ter o col Brasile se mi chiameranno”.

Il miglior di­fensore e il mi­glior attac­cante incon­trati nella sua baby carriera?

“Walter Samuel e Cavani”.

Ipotesi: se fra un an­no la chiamasse il Re­al Madrid?

(fa la faccia fur­betta, ndr) “Eh… Ma io penso solo al presente”.

Ecco. Inter­-Verona: 1, X o 2?

“Voi italiani siete troppo scaramantici: e allora… toc­chiamo ferro”.

 

 

 

Fonte: La Gazzetta dello Sport

 

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