Moratti: “Non abbandono l’Inter, non riuscirei ad abituarmi a un ritmo di vita diverso”

MorattiIn un’intervista ripresa da La Gazzetta dello Sport, Massimo Moratti traccia un mini-bilancio dei suoi 18 anni e mezzo di presidenza, guardando anche al futuro. Ecco le sue parole:

Siamo davvero ai saluti, dottor Massimo Moratti, o po­tremo continuare a chiamarla presidente?

“Almeno sino all’assemblea dei soci, credo di sì”.

E dopo?

“Vedremo. Di sicuro resto in società col 30%, quindi non ab­bandono l’Inter”.

Quindi teniamo aperta la porta al suo pieno coinvolgi­mento in questa nuova avven­tura? Difficile pensare alla sua vita senza l’Inter…

“Infatti continuerà a esserci, è certo, non credo riuscirei ad abituarmi a un ritmo di vita di­verso. Sulla questione della presidenza al momento non sono in grado di dare una ri­sposta definitiva in quanto non dipende solo da me. C’è biso­gno di un confronto con i nuovi azionisti di maggioranza, con tutti e tre. Perché una cosa è fa­re il consulente, altra cosa è es­sere un punto di riferimento preciso. Ci incontreremo, sentirò il loro parere, esaminerò le loro idee, le loro proposte e poi deciderò”.

Beh, ma Thohir ha fatto sa­pere di essere assai contento di averla come partner, dice che è nel suo stile sfruttare l’esperienza di chi conosce meglio di lui le situazioni. Sem­bra un chiaro invito.

“Lo verificherò nei prossimi incontri”.

Il popolo dell’Inter vede in lei la garanzia della competenza: questi indonesiani­ americani saranno pure dei bravissimi uomini di affari, ma il calcio è assai diverso dal basket.

“O palla nel cesto, come ha voluto rimarcare un suo collega… Non so, non sia­mo ancora scesi nei detta­gli tecnici. In questi mesi i confronti diretti sono stati pochi, si è cercato di con­fezionare una operazione che fosse positiva soprattutto per la consistenza della società”.

E adesso che il tutto si è concluso cosa prova?

“Il sollievo di aver messo la cosa in buone mani, aver aper­to all’Inter nuovi orizzonti”.

Quindi non ha buttato via la penna con la quale ha firmato la cessione delle quote?

“Dentro di me ci sono mille emozioni, però questo non è il momento giusto per liberarle nè per renderle pubbliche. Bi­sogna che tutto vada perfetta­mente sino al closing. La fir­ma? E’ stata una cosa strana perché io ero in uno studio le­gale, uno di loro si trovava a Los Angeles, un altro a Hong Kong e un terzo a Mosca”.

Lei parlando con le tv li ha definiti «brave persone»…

“Anche buone, mi pare di aver detto. In effetti mi hanno fatto un’ottima impressione, abbiamo instaurato un rappor­to eccellente. E credo siano ca­paci di fare quello che devono fare”.

Anche di comprare il nuovo Ronaldo?

“Beh, l’operazione di merca­to che davvero impressiona è quella di Bale e non credo che i tifosi nerazzurri possano aspettarsi qualcosa di simile. Le idee di base mi sono parse altre, poi però intervengono i sentimenti, la competizione con i rivali, chissà… Loro han­no le potenzialità per fare be­ne. Ma, ripeto, la questione prettamente sportiva va esami­nata con calma, finora i discor­si sono stati riferiti all’espansione del club sui mercati mon­diali, sulle strutture commer­ciali e finanziarie”.

Forse non è stato l’acquisto più costoso della sua gestione ma nella hit dei suoi campio­nissimi Ronaldo è il disco di platino?

“Non amo queste classifi­che, le trovo penalizzanti per tanti altri grandi giocatori che hanno vestito la nostra maglia e verso i quali conservo un sin­cero affetto”.

Tipo Alvaro Recoba, Javier Zanetti…

“Djorkaeff, Figo, Zamorano, quelli della tripletta, certo. Tantissimi campioni, tantissi­mi bravi ragazzi. Li ho in men­te tutti. E se fossi riuscito a prendere pure Cantona avrei vinto più titoli”.

E gli allenatori? Mourinho a parte, chiaro…

“Beh, lui e Mancini hanno vinto tanto, ma io serbo un ri­cordo positivo anche di chi ho esonerato. Prendiamo Simoni, c’è autentica stima fra noi e lui, è sempre molto carino”.

Simoni non vale: Gigi tifa In­ter e poi le regalò la Coppa Ue­fa, il suo primo trofeo.

“Ma è rimasto un eccellente rapporto anche con Roy Hodg­son, che oggi guida l’Inghilter­ra e non una squadretta. Lui la coppa la perse incredibilmente in finale eppure gli vorrò sem­pre bene”.

La partita che non potrà mai dimenticare?

“Ne cito due, a parte la fina­le di Madrid. Siena­-Inter dello scudetto, difficilissima, un in­cubo… E l’eroica resistenza del Camp Nou: in dieci contro il magnifico Barça”.

Donna Milly sarà contenta adesso: si è sempre lamentata che l’Inter la portava via.

“Eh, ma le mogli sono stra­ne: quando la presi non mi parlò per una settimana. E ora che l’ho venduta, lo stesso”.

 

 

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