Goodbye Chino, croce e delizia della Milano nerazzurra

Goodbye ChinoArriva il momento nella carriera di un calciatore in cui bisogna dire basta; l’età che avanza e il fisico ormai logoro da tante battaglie non consentono di continuare in eterno, sebbene la voglia sia in molti casi la stessa di quando si era poco più che maggiorenni e ci si affacciava nel mondo “dei grandi”. Questo vale sia per i giocatori dilettanti, che ogni domenica calcano i campi di periferia sognando di emulare un gol di Messi o Ronaldo, sia per i campioni della Serie A.

Così un ex gioiello del nostro campionato, nonché della Milano nerazzurra, ha deciso di smettere: Alvaro Recoba lascia il calcio. Lo ha dichiarato pochi giorni fa, ammettendo che questi saranno i suoi ultimi mesi da calciatore: “Vorrei essere ricordato per come giocavo, non per tutti gli infortuni che negli ultimi tempi mi stanno limitando”.

E’ tanta la malinconia che riaffiora nella memoria di molti interisti ripensando alle giocate del Chino, il quale è sempre stato uno dei più grandi pupilli del presidente Moratti; un sinistro magico con il quale disegnare parabole impensabili, ma anche tanti infortuni e il continuo dibattito su quale fosse il ruolo a lui più congeniale.

Una storia, quella tra Recoba e l’Inter, iniziata in un pomeriggio “speciale” di tanti anni fa. Era il 31 agosto 1997, prima giornata di Serie A: l’Inter di Simoni ospitava il Brescia a San Siro. Era l’esordio con la maglia nerazzurra di un certo Luiz Nazario da Lima, in arte Ronaldo. Con l’Inter in svantaggio 1-0, il tecnico interista decide di mandare in campo il giovane Recoba, sconosciuto ai più. L’impatto è devastante: due bordate mancine regalano i 3 punti all’Inter, il Fenomeno di giornata è lui.

Dopo un altro gol magistrale da centrocampo contro l’Empoli, l’arrivo di Baggio nell’estate ’98 gli preclude molti spazi; così, dopo sei mesi ad altissimo livello in prestito al Venezia, Recoba torna a Milano nella stagione 1999/2000, con Lippi in panchina e tanta voglia di essere protagonista l’Inter. Lo sarà, nel bene e nel male, fino alla fine della stagione 2000/2001: 10 gol nell’anno del ritorno, 8 in quello successivo, ma anche tante prestazioni sottotono e la macchia del rigore fallito contro l’Helsinborg nel preliminare di Champions League.

Poi lo scandalo passaporti, la squalifica e infine il ritorno nell’Inter di Cuper, dove viene impiegato soprattutto da esterno sinistro nel rigoroso 4-4-2 del tecnico argentino. L’assist a Di Biagio nell’ormai storico (purtroppo per noi) 5 maggio sembra spianare la strada allo scudetto interista, poi il dramma sportivo e il resto è storia nota a tutti.

La prodezza in Champions contro il Newcastle l’anno successivo è una delle sue tante gemme balistiche, alle quali vanno anche aggiunte la pennellata direttamente su corner contro l’Empoli nell’aprile 2007, durante i festeggiamenti per il primo scudetto vinto sul campo e il sinistro che completò la pazzesca rimonta contro la Sampdoria nel 2004/2005 (da 0-2 a 3-2 negli ultimi 6 minuti, ndr).

Dopo l’addio all’Inter, una fugace apparizione al Torino, dove i risultati furono deludenti e gli acciacchi cominciarono a essere un assillo quasi insostenibile e un anno e mezzo in Grecia; infine, il ritorno in Uruguay, dove pochi giorni fa ha annunciato il ritiro.

In bocca al lupo per tutto Chino, croce e delizia del popolo interista.

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