Pareggio sul campo, vittoria in panchina

Pareggio sul campoTrafitti da un raggio di sole, ed è subito Vidal. E’ quello che deve aver pensato Mazzarri, magari con toni meno lirici, dopo il gol del cileno. Neanche il tempo di assaporare il sapore del meritato vantaggio per mano di Icardi che una disattenzione di Jonathan, per un giorno molto più Clark Kent che Superman, ci riporta sulla Terra. L’espressione di Mazzarri, la sua disperazione nel vedere un piano perfetto andare in fumo centoventi secondi dopo la sua apparente realizzazione, ci rappresenta. Sentivamo di meritarla, noi tifosi e ancora di più i giocatori. Ma forse, più di tutti, proprio il mister.

Mazzarri prepara la partita alla perfezione, paradossalmente ancor meglio di quanto aveva fatto in occasione delle prime due uscite vittoriose. Gli undici nerazzurri in campo sembrano messi meglio in campo, sia mentalmente che tatticamente e anche Taider, all’esordio da titolare, trova subito la sua dimensione. Guidati da un meraviglioso e pugnace Campagnaro, gli interisti ben figurano senza rischiare, con due notabili eccezioni, Guarin e Jonathan. Il primo, palesemente scombussolato dalle trasferte intercontinentali, è approssimativo ed arruffone, mentre il secondo non si conferma ai livelli delle prime giornate, penalizzato anche da uno schieramento che lo voleva necessariamente più prudente per contenere le discese di Asamoah. Purtroppo non sempre con buon esito.

Per fortuna il suo pari ruolo in maglia bianconera riesce a far peggio, sostituito a fine primo tempo dopo aver speso il consueto bonus-fallo evitando ancora una volta misteriosamente il secondo giallo. Conte ci capisce poco e va sotto nella sfida diretta con Mazzarri, come già gli era capitato negli scorsi anni perfino con Ranieri e Stramaccioni. C’è chi inserisce Icardi (che conferma quel particolare ed interessante vizio a contatto col bianconero), in rete al primo pallone toccato, e chi inserisce Isla, ben lontano dalla rete all’ultimo pallone toccato. Purtroppo la differenza di valori in campo, ancora tristemente persistente, impedisce al più meritevole di esultare a fine gara.

Ma siamo a sette punti dopo tre giornate. Se ce l’avessero predetto dopo l’uscita dei calendari noi, reduci da un semestre a tinte horror, forse neanche ci avremmo creduto. E invece ora siamo qui con l’amaro in bocca, a rimpiangere l’occasione persa di essere a punteggio pieno. E’ il simbolo di una squadra che vuole tornare grande e lo sta facendo nel modo giusto.

 

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

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