Nella nuova nazionale Under 21 italiana, Francesco Bardi è certamente il leader indiscusso di una squadra che, sotto la guida di Gigi Di Biagio, sta cercando di costruire un futuro glorioso. Il portiere del Livorno in prestito dall’Inter, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ci racconta qualcosa del nuovo corso degli azzurrini, partendo dal codice etico imposto dall’allenatore che è costato l’esclusione a qualche suo compagno: “Il codice etico è sacrosanto. Chi non trova le motivazioni per giocare nell’Under, non può far parte del gruppo. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma se poi non hai l’entusiasmo e la concentrazione giusta non rendi”.
Dunque linea dura a costo di abbassare nettamente la qualità della squadra?
“Assolutamente sì. Ma spero che chi è stato colpito dal codice si ravveda e rientri”.
Magari anche lei ha perso un po’ di motivazioni dopo la finale europea di giugno.
“Per niente. Vestire la maglia della Nazionale è sempre un grande onore. Sono felicissimo di far parte di questo nuovo ciclo”.
Beh, magari sperava di fare un salto da Prandelli. O no?
“C’è tempo. Ci sono tanti bravi portieri davanti. Non solo Buffon e Marchetti. Ma anche Sirigu e Agazzi. Mi godo l’Under, che è già molto”.
Quella dell’Under d’improvviso s’è fatta in salita. La sfida con Cipro è decisiva?
“Diciamo delicata. Sono convinto che possiamo rimetterci in carreggiata. Il girone è lungo e col Belgio abbiamo fatto un gran primo tempo. Abbiamo pagato un po’ d’inesperienza e nel finale forse abbiamo avuto un calo fisico. Ora, però, dobbiamo vincere con Cipro. Coi 3 punti è più facile trovare morale e fare gruppo”.
Epurati a parte, sembra ci sia meno qualità rispetto al biennio scorso. È d’accordo?
“Non credo. Anche con Ferrara e Mangia all’inizio molti avevano poca esperienza”.
Quasi tutti i protagonisti della galoppata fino alla finale hanno conquistato un posto al sole. Il suo l’ha trovato in casa. Sperava in qualcosa di più?
“L’ho detto e lo ripeto. Volevo giocare ed essere a Livorno per un livornese è una sensazione speciale. Sono nato a Livorno sud. In curva dietro di me ci sono tanti amici. È la stessa curva che frequentavo da ragazzino. Sentire l’incitamento di uno stadio come il nostro è una carica che ti permette di superare le difficoltà. L’Inter? L’Inter è il traguardo. Sogno di poterci tornare, un giorno”.