L’Inter e i media: serve un’altra inversione di tendenza

Inter vs mediaL’ultimo giorno di mercato interista si è concluso senza sussulti: alle ore 23 del 2 settembre le speranze dei tifosi di un ultimo colpo in entrata si sono tristemente spente. Contemporaneamente, sull’altra sponda dei Navigli, da Giannino si festeggiava il grande ritorno del “figliol prodigo” Kakà, pronto a dimezzarsi l’ingaggio (ma solo dopo averlo raddoppiato per qualche anno) pur di tornare a vestire i colori rossoneri. O almeno, così ci hanno fatto credere. 1-0 per il Milan, dunque: la battaglia mediatica di fine mercato è stata vinta a mani basse da Galliani. E non è una novità.

Uno dei punti su cui ci si è soffermati maggiormente nell’analisi di ciò che non è andato nel verso giusto la scorsa stagione riguarda proprio l’aspetto della comunicazione: dal rapporto coi media all’immagine dei giocatori e del personale nerazzurro che viene diffusa generalmente all’esterno del club. Un problema che emerge con facilità ogni volta che l’Inter si trova in una situazione difficile, sotto la pressione di giornali e tv, e manca una figura che prenda le difese dell’allenatore o della squadra, permettendo a giocatori e staff di lavorare serenamente. E’ una questione rivelatasi più grave del previsto nella scorsa stagione, quando si lasciò che Stramaccioni, allenatore alla prima esperienza in Serie A, si portasse sulle spalle il doppio carico di guida tecnica e di avvocato della squadra, impegnandosi, nelle conferenze stampa e nelle interviste post-partita, per tappare falle per le quali lui non era sicuramente il primo responsabile.

Quest’estate con l’ingaggio di Mazzarri si è voluto dare un segnale di inversione di tendenza rispetto al passato. Si è puntato su un allenatore di sicuro affidamento per mettersi alle spalle una stagione da incubo. A quanto si vede dalle prime partite ufficiali, la scelta sembra dare i suoi frutti. Tuttavia il problema della comunicazione è stato completamente ignorato: Branca è continuato ad apparire come per magia solo nelle conferenze di presentazione dei giocatori, salvo scomparire per tutto il resto dell’estate; Moratti, impegnato nella trattativa con Thohir, è stato meno presente del solito davanti ai microfoni.

Proprio la trattativa per la cessione della maggioranza delle quote al magnate indonesiano è stata un toccasana per l’Inter e Mazzarri. Thohir ha infatti attirato l’attenzione dei media, togliendo così molta pressione all’allenatore toscano, libero di preparare la stagione in pace (si fa per dire), e di non doversi sentire già sotto pressione dopo le pesanti sconfitte nelle tournee estive (0-3 Real Madrid, 0-4 Valencia, 0-2 Chelsea…).

Ora però si torna a giocare, sabato prossimo a San Siro c’è la Juve e dopo la partita, se il risultato non sarà positivo, i media cominceranno già a interrogarsi sul futuro nerazzurro, specie dopo un mercato al risparmio. Serve per questo un altro cambio di tendenza, anche nella comunicazione. La soluzione più immediata pare l’ingaggio di un uomo-immagine (Leonardo, per dirne uno), che si impegni a difendere i colori nerazzurri davanti a telecamere e microfoni.

Altrimenti la credibiltà dell’Inter, fondamentale nel calcio moderno, sarà messa sempre più a dura prova. Non si può sopportare a lungo di vedere i cugini sempre magnificati, persino per un colpo di teatro come il ritorno di Kakà, mentre si lavora duramente a fari spenti. Uno dei pregi di Mazzarri è che fa che sia il campo a parlare per sé e per tutti; per questo, visti i buoni risultati, finora l’allergia mediatica interista non è emersa.

Col passare del tempo, però, questo non basterà: per tornare grandi bisogna imparare a vincere anche qualche battaglia mediatica.

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