Guarin, croce e delizia per Mazzarri: il tecnico toscano vuole trasformarlo in un top player, ma…

Guarin MazzarriNelle prime uscite stagionali era stato uno dei protagonisti indiscussi della nuova Inter targata Walter Mazzarri, con prestazioni tali da far sognare i tifosi interisti, consapevoli che un giocatore come lui può spostare da solo gli equilibri di una partita.

Fredy Guarin, da possibile uomo-mercato nel mese di giugno, è diventato subito una colonna del 3-5-2 del tecnico toscano, che ha ammesso di volerlo valorizzare al massimo per trasformarlo in quel top player di cui ha bisogno la mediana nerazzurra. Ma per diventare uno dei migliori interpreti nel suo ruolo, il colombiano deve ancora crescere sia dal punto di vista tattico, sia dal punto di vista della continuità.

Mazzarri sta iniziando a conoscere meglio tutti i suoi uomini e, con una cura maniacale per i movimenti di ogni singolo interprete, sta cercando di far assimilare alla squadra i suoi meccanismi di gioco. E’ in questo contesto che deve calarsi l’ex Porto, che anche in questo inizio di stagione, così come accaduto in passato, ha vissuto degli alti e bassi che hanno condizionato il suo rendimento, ritrovando quegli stessi “vizi” che nello scorso campionato hanno messo a dura prova la pazienza dei tifosi.

Soprattutto nella tournèe americana, Guarin è sembrato troppo spesso un elemento estraneo alle dinamiche di gioco sviluppate dalla squadra, sia in fase offensiva sia in fase di contenimento. Spesso, infatti, si è intestardito nel cercare la soluzione individuale, ignorando i movimenti dei compagni.

Mazzarri ha individuato in lui uno degli elementi da valorizzare per riportare l’Inter in alto e il colombiano ha ricambiato le attenzioni ed i complimenti che il tecnico ha avuto nei suoi confronti. La speranza dei tifosi interisti è che il feeling tra i due possa permette al Guaro di sbocciare definitivamente e garantire un rendimento eccellente con la necessaria continuità che sino a questo momento, nella sua esperienza interista, è venuta meno.

 

Mirko Patera

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