Milito: “Icardi e Belfodil sono il futuro dell’Inter. Rientro? Non ho fissato una data, ma spero…”

Diego Milito tournèe Stati UnitiL’Inter sta per ritrovare il suo Principe. Il recupero dal brutto infortunio al ginocchio rimediato il 14 febbraio scorso in Inter-Cluj prosegue senza intoppi per Diego Milito, che ha raccontato le sue sensazioni ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole…

Milito, una cosa che non riesce a dimenticare di quella notte?

“Il male che ho sentito, mai così forte. Prima non avevo mai avuto infortuni gravi e sempre muscolari: non c’è paragone con quel dolore”.

A posteriori, era un infortunio evitabile?

“Venivo da un mese di stop per un colpo dietro il ginocchio, prima di Natale contro il Genoa. Il fastidio era al crociato posteriore, che non ha avuto problemi: mi sono rotto il crociato anteriore, che era sano. Come mi hanno detto i medici: “Diego, doveva succedere'”.

Quando tornerà a giocare, andrà ancora a chiudere su un semplice rilancio di un difensore, per di più lontano dall’area?

“Sempre. Anche più vicino alla linea laterale e più lontano dall’area”.

Il suo infortunio è stato il vero inizio della fine, per quella Inter?

“Nessuno può salvare una squadra da solo. Il fatto è che sono mancato da febbraio, cioé per un sacco di tempo, e poi mica solo io: l’infortunio di Zanetti è stata la foto finale”.

Confessi: almeno una volta, vedendo l’Inter precipitare, si è detto quello che hanno detto tutti: ci fosse stato Milito…

“Semmai mi dicevo ‘Quanto vorrei esserci’. Da fuori si soffre troppo, e voler dare una mano senza poterlo fare è una sensazione che ti prende allo stomaco, se non ai nervi”.

Se non si fosse fatto male, forse avrebbe anticipato il suo addio all’Inter?

“Non credo, ma questo non si sa, e non si saprà mai. E comunque il concetto di aver ancora qualcosa da dare esiste sempre, a prescindere da un infortunio, e la stagione scorsa è finita troppo male per non sentire quell’obbligo”.

Una cosa che in questi mesi ha scoperto di se stesso che non sapeva?

“Mio fratello Gabi si è rotto il crociato dello stesso ginocchio due volte e per la mia famiglia era stata una grande sofferenza, avevo sempre pregato di non farmi male così tanto. Ecco, nei primi giorni l’ho risentita addosso tutta, quella sofferenza. Poi mi sono scoperto forte, più di quanto immaginassi: mi sono detto ‘È successo, non puoi farci nulla’ e mi sono sentito obbligato verso tutti quelli che mi sono stati vicini. Sì, obbligato: a tornare a giocare per loro”.

Quando?

“Ne parlo spesso con i dottori, ma non abbiamo segnato una data sul calendario. Vado avanti giorno per giorno: siamo sulla buona strada, diciamo alla fase della rifinitura, ma con il dovere di non rischiare nulla. Per rientrare devo stare non bene ma benissimo, non vale la pena bruciare le tappe: a questi livelli nessuno ti regala nulla. E a me manca ancora qualcosa: il ritmo, il giocare una partitella tosta”.

Ma è vero che è più avanti del previsto?

“Non c’era nulla di previsto, se non le reazioni ideali del ginocchio: ed è vero che il ginocchio non si è mai gonfiato, non ha mai fatto passi indietro rispetto a quello che si sperava”.

Quando è uscito il calendario ha immaginato, o sognato, una data?

“Il primo sogno forse fu esserci per l’inizio del campionato, ma oggi sinceramente non so se potermi sbilanciare. Certo, a metà settembre a San Siro c’è una certa partita (Inter-Juve, ndr)… Preferisco non illudermi, però magari la sosta mi dà una mano e ce la faccio”.

Nel frattempo, Icardi?

“Icardi e Belfodil, il futuro dell’Inter. Ma hanno vent’anni, devono crescere. E se si può crescere piano piano, si cresce anche meglio”.

Ma piano piano si potrà solo se ci sarà anche Milito.

“A me piace l’idea di aiutare due giovani: l’Inter non è una squadra come le altre, è pericoloso caricarli di troppe responsabilità”.

Il calcio di Mazzarri si sposa bene con quello di Milito?

“Se ho una virtù, credo sia quella di sapermi adattare alle necessità della squadra e dell’allenatore: non è un caso che nella mia carriera abbia giocato con cento moduli offensivi”.

Arrivare almeno terzi può bastare a cancellare la stagione scorsa?

“Non so se la cancellerebbe, ma so che quello che è successo va cancellato. E arrivare fra le prime tre dobbiamo vederlo come un obbligo”.

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