La vostra strada e quella di Mourinho tornano a incrociarsi: fa ancora effetto, anche se so no passati tre anni?
“Fa effetto sì. Quando si vivono momenti indimenticabili si tende a ricordare soprattutto l’epilogo, ma alle spalle c’è un percorso di un’intensità enorme e che ha coinvolto tante persone: per questo sarà bello salutare lui, ma anche tutto il suo staff”.
I segni di quanto abbia inciso Mourinho nella storia dell’Inter si possono vedere nella sala trofei nerazzurra: ma quanto ha inciso l’Inter nella carriera di Mourinho?
“Anche nella sua vita, credo. E quanto, lo dice lui stesso quando spiega che l’Inter è stato un pezzo importante della sua carriera e del suo percorso personale, che non è fatto solo di partite di calcio”.
Una cosa di Mourinho che non aveva trovato e non ha ritrovato in altri allenatori?
“Ognuno di noi è diverso dagli altri e questa diversità è una fortuna. Forse la sua diversità sta proprio nel fatto che non amerebbe che io ne parlassi con un giornalista”.
È presto per parlare di effetto Mazzarri sull’Inter?
“Sì, è ancora presto. Ma spe riamo di poterne parlare fra un po’: vorrebbe dire che tutto sta andando come desideriamo”.
Non lo si carica di troppe responsabilità dicendo che è lui il vero grande acquisto dell’Inter?
“Né un allenatore né un giocatore si può sentire responsabilizzato per quello che viene detto su di lui. E comunque oggi un tecnico, che le cose vadano bene o male, ha una responsabilità impressionante: anni fa le squadre erano anzitutto dei giocatori, oggi sono le squadre del loro allenatore”.
Una cosa che l’ha colpita di Mazzarri più delle altre?
“Non amo parlare dei miei allenatori attuali: se ne parlo bene passo per ruffiano, se ne parlo male finisco dritto in prima pagina”.
Ma è vero che da tempo all’Inter non ci si allenava così du ramente come con lui?
“Ho letto che qualcuno di noi avrebbe detto che non si lavorava così dai tempi di Cuper. E chi? Con Cuper c’era solo Zanetti, che con noi finora non ha po tuto lavorare… Più che altro direi che si sta lavorando diversa mente, più sulla resistenza, più fuori dal campo: l’ultima volta l’avevamo fatto con Mancini”.
Come cambia il suo ruolo con Mazzarri?
“Difesa a tre e un solo uomo davanti alla difesa: così non avevo mai giocato. Comporta molta copertura ai tre dietro e il dover garantire sempre un ap poggio semplice a qualunque portatore di palla”.
Dover giocare solo una partita alla settimana sarà un vantaggio?
“Vorrei poterne giocare anche quest’anno due, ma per quello che abbiamo fatto non lo meritiamo”.
La domanda era diversa: giocando una volta alla settimana dovrà correre meno.
“Non sono mai stato un velocista, il mio passo così tanto criticato l’anno scorso era lo stesso che ho sempre avuto. Anche l’anno scorso i dati non dicevano che non sono più in grado di correre abbastanza, ma so per esperienza che va così: quando va tutto male, corri di più e si vede di meno”.
Quanti punti in classifica in più garantisce il giocare una sola partita alla settimana?
“Nessuno: se non avessi vinto il Triplete magari direi di sì, ma l’ho vinto. E poi, se giochi di più sai cosa correggere, al contrario hai meno possibilità di rivedere dati da rielaborare. L’unico vantaggio è il poter preparare più nei dettagli ogni singola partita e non avere l’obbligo di due uomini per ruolo, come necessario quando giochi una stagione di 60 partite”.
Un passo indietro di qualche mese: da allenatore dell’Inter 2012-2013 si sarebbe sentito più colpevole o più vittima?
“Se un giorno sarò allenatore, dirò quello che penso sul ruolo dell’allenatore. E le avrei dato questa risposta per qualunque allenatore passato dell’Inter”.
Da giocatore di quell’Inter, si è sentito più colpevole o più vittima di un naufragio?
“Vittima mai, significherebbe non volersi prendere le proprie responsabilità. Mi sono sentito un giocatore che ha avuto la responsabilità di non arrivare ai risultati che l’Inter avrebbe dovuto raggiungere”.
Un errore più di altri da non rifare, di quella stagione?
“Se anche sapessi quale, non lo direi pubblicamente”.
Ora si può dire: perché avevate litigato, lei e Zanetti?
“Litigato io e Pupi? Ma non scherziamo, dai…”.
Ha detto: per rinnovare il mio contratto basteranno cinque minuti. Quando?
“La società adesso ha cose più importanti a cui pensare, e parlo di mercato, non solo della trattativa con Thohir. Ma è stato così per tutti i miei contratti con l’Inter tranne il primo: mi chia meranno, e ci vorranno cinque minuti”.
Se la trattativa Moratti-Thohir andrà in porto, nulla sarà più come prima?
“Ancora non sappiamo se a livello di organizzazione societaria ci saranno cambiamenti grandi o piccoli. Ma una cosa la so: qualunque cosa succeda, Moratti non la farà pensando semplicemente a ciò che è bene per l’Inter, ma a ciò che è meglio per l’Inter”.
Aspettando chiarezza, il mercato dell’Inter si è un po’ fermato. E sulla carta le squadre davanti, l’anno scorso già lontane, si sono rinforzate ulteriormente.
“Credo nel mercato, ma a metà: l’altra metà si chiama lavoro, e campo. Non è il mercato che dice chi vince lo scudetto: quando la Juve vinse il primo, due anni fa, fino a metà stagione dicevano tutti che il Milan era più forte”.
Ma dire che l’Inter potrà già lottare per lo scudetto non significa fare un torto ad una squadra in ricostruzione?
“Contano i fatti, non le parole e nei fatti l’Inter si presenta con l’obbligo di provare a vincere. Sempre”.
Con il Chelsea no, però.
“No perché noi siamo in una fase diversa dalla loro: dobbiamo anzitutto cancellare un risultato molto negativo, mentre loro giocano per fare un salto di qualità ulteriore. Questa differenza si potrà intravedere, ma niente di più: non possiamo giocare pensando che prendere uno schiaffo da loro ci può sta re, perché prendere uno schiaf fo non serve mai, e non fa mai bene“.
Fonte: La Gazzetta dello Sport
This post was last modified on 1 Agosto 2013 - 15:23 15:23