Baresi: “Un’Inter senza Moratti? Adesso no, in futuro vedremo. Mazzarri? Ottimo impatto, le sue idee…”

Beppe BaresiLa rivoluzione attuata da Moratti nello staff tecnico ha coinvolto tantissime figure, ma non la sua. Su esplicita richiesta di Walter Mazzarri, infatti, Beppe Baresi continua la sua avventura in nerazzurro da assistente tecnico. Un nuovo capitolo, che Baresi analizza così ai microfoni di AffariItaliani.it.

Dopo aver lavorato come vice per cinque anni ora torna a fare l’assistente tecnico come con Benitez. Che cosa cambia a livello organizzativo?

“Cambia che ora sono a disposizione non solo di Mazzarri ma anche di Frustalupi. Intervengo dove c’è bisogno per organizzare il lavoro di allenamento e gestisco anche singolarmente i giocatori. Poi do una mano per il recupero degli infortunati come sto facendo in questi giorni con Milito che ha bisogno di lavorare anche dal punto di vista tecnico”.

Da Mourinho a Stramaccioni lei ha visto i metodi di lavoro di tanti allenatori dell’Inter. Come è stato l’impatto con Walter Mazzarri?

“Buono, molto buono. Le sue idee sono quelle con cui sono cresciuto: il tanto lavoro, la preparazione minuziosa, il partire da zero. Credo che la prima parte della preparazione qui a Pinzolo sia stata più che positiva. Chiede grande sacrificio ai giocatori ma ha avuto un grande impatto anche con loro e lo stanno tutti seguendo al massimo”.

In questi giorni si è visto molto lavoro sul campo e forse un po’ meno in palestra. Questa è una differenza con gli scorsi anni?

“Anche gli anni scorsi non è che abbiamo lavorato tantissimo in palestra. Si sta lavorando il giusto, quando ci si divide in due gruppi c’è chi va in palestra e chi sta fuori. Di certo non c’è questa ricerca del super fisico o del super giocatore. C’è invece la ricerca del giusto equilibrio per far sì che i giocatori arrivino in fretta nella giusta condizione”.

Si sta lavorando molto sulla tattica, in particolare sugli inserimenti dei centrocampisti. Mateo Kovacic può diventare l’Hamsik dell’Inter?

“Kovacic è un ragazzo giovane con grandi qualità. Riesce subito a capire che cosa gli chiede l’allenatore. Ha eccellenti doti tecniche e una buona corsa. Sì, penso che Kovacic possa raggiungere traguardi importanti sia a livello individuale sia a livello di squadra”.

Dopo tanti anni manca in ritiro Javier Zanetti, insieme a Totti forse l’ultima vera bandiera del calcio italiano. Un’epopea come la sua e quella di suo fratello Franco (per una quindicina d’anni avversari con le maglie di Inter e Milan, ndr) sarebbe stata possibile nel calcio di oggi?

“Sarebbe stato molto difficile. Zanetti è forse l’ultima o una delle ultime bandiere. Oggi è quasi impossibile che un giocatore possa riuscire a stare per tanto tempo in una società come invece abbiamo fatto io e mio fratello. Il calcio oggi è davvero internazionale e anche i giocatori importanti cambiano spesso squadra. Tranne rari casi è difficile che si rimanga più di 4 o 5 anni nella stessa società”.

Il calcio italiano viene spesso criticato perché non investe sui giovani. Ora però sembra che la situazione, per volontà o per necessità, stia cambiando…

“L’Inter sui giovani c’è e c’è sempre stata sin dall’avvento di Moratti. Per molto tempo ho lavorato per il settore giovanile e piano piano siamo riusciti a farlo diventare di livello mondiale. Nel corso degli anni abbiamo cresciuto giovani di primo livello. Non tutti magari sono riusciti a esordire o giocare nell’Inter ma se si dà un’occhiata anche ai vari Bonucci, Destro, Siligardi, Meggiorini si capisce che da qui negli ultimi anni sono arrivati fiori di giocatori. Senza contare tutti quelli che hanno trovato spazio con la maglia nerazzurra”.

Lei si immagina un’Inter senza Moratti?

“Vedendo la storia dell’Inter in questo momento no. Per carità, prima o poi credo che arriverà un momento in cui il presidente, non so per quali motivi, possa decidere di lasciare. Però penso davvero che in questo momento l’Inter sia Moratti”.

Lei ha legato tutta la sua carriera, da giocatore prima da allenatore e dirigente poi, all’Inter. Non pensa mai che magari andando in un’altra società avrebbe potuto costruirsi una carriera da primo allenatore?

“Visto il mio percorso per ora no. Sia da quando ero piccolo sono andato sempre in crescendo. Forse mi manca un po’ il club dove io possa essere l’allenatore però dopo 40 anni di Inter andare alla ricerca di qualcosa d’altro non è facile. Una società come questa la si potrebbe lasciare solo per grandi traguardi e grandi progetti. Io amo questi colori”.

 

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