GdS – La genesi di un esonero: Strama abbandonato a se stesso. Quattro mesi da capro espiatorio…

Stramaccioni Inter-AtalantaNell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, il giornalista Luigi Garlando, svela alcuni dei retroscena che, secondo la rosea, avrebbero portato all’esonero di Andrea Stramaccioni. L’analisi parte dal 26 marzo 2012 quando Massimo Moratti telefona al tecnico romano, che il giorno prima aveva vinto la Next Generation Series: “Anche se questi due hanno dubbi, me ne frego. Lei è il nuovo allenatore dell’Inter”. Questi due, detto affettuosamente, sono Branca e Ausilio, i direttori che avevano strappato Strama alla Roma e temevano che potesse bruciarsi. Ma il presidente si era innamorato del talentuoso mister della Primavera. “Scelta mia”. Come ora dice di Mazzarri. In queste ore Strama stara riconsiderando i propri errori e rivivendo le stazioni della sua via crucis.

1)  Già alla seconda giornata di campionato (Inter-Roma 1-3) Cambiasso sta fuori e la prende male. Strama ha conquistato Moratti con un calcio giovane e aggressivo. Il Cuchu a basso ritmo puo essere ancora prezioso in alcuni casi. Non di più. In un successivo scontro alla Pinetina, davanti alla squadra, Zanetti si metterà contro Cambiasso: sembra una rivoluzione. Prima di Udinese-Inter il capitano conforta il tecnico: “Fai le tue scelte senza guardare in faccia a nessuno”. Stramaccioni ha considerato a lungo il capitano suo primo alleato, salvo poi constatarne il progressivo scollamento. Nel giorno dell’esonero, hanno parlato i due argentini, amici più di prima. Cassano lo aveva appena fatto. Dai tre nessun cenno solidale al tecnico saltato. Pronti per Mazzarri.

2) Branca non è nato per parlare in pubblico. Infatti spiegando il caso Sneijder si incarta (“Se non spalma, non gioca”) esponendosi all’accusa di mobbing. Deve accorrere Strama con lo straccio: “Non gioca per scelta tecnica”. L’olandese parte perchè guadagna troppo (Cambiasso, che guadagna 4.8 milioni, resta senza problemi). Per l’allenatore una mazzata. Già non ha avuto gli attaccanti esterni, ora perde la migliore qualità offensiva.

3) Quando Moratti, nel colloquio d’assunzione chiese del centravanti, Stramaccioni rispose: “Milito, poi vuoto, vuoto, vuoto…”. Disse sette volte ‘vuoto’ per spiegarne la stima. Con Milito, Strama ha espugnato lo Juventus Stadium e battuto Mazzarri. Perso pure Palacio, finirà per doversi arrangiare con Rocchi e Samuel centravanti, anche perchè hanno lasciato partire Livaja. Unico buon regalo dal mercato: Kovacic. Lo scoprì Strama studiando in cassetta il terzino destro della Dinamo Zagabria, Vrsaljko. Quindi non è un regalo ricevuto, ma un regalo fatto all’Inter.

4) L’epidemia di infortuni è biblica. Stiramenti di secondo grado come ciliegie: uno tira l’altro. Cose curiose: Alvarez finisce l’allenamento senza problemi, ma non sale sul pullman per Genova (Sampdoria) appiedato da una risonanza improvvisa: stiramento, of course; di Nagatomo si è interessato “Chi l’ha visto?”; Palacio non sente dolore e chiede di provare a correre, ma viene liberato solo all’ultima giornata; all’ultima giornata viene fermato Ranocchia che però l’indomani è regolarmente a Coverciano per i test atletici. A un certo punto, perfino Moratti nota le anomalie e assicura che provvederà. Il dottor Combi ha ottimo feeling con i veterani. La scelta di Zanetti di operarsi a Pavia e non in Finlandia dal primo luminare del tendine ha dato un grande appoggio politico, come lo striscione para-medico fatto salire in curva. Frequenti le sollecitazioni a frenare i carichi in allenamento, per tutelare i senatori. Ma i Guarin e i Pereira hanno bisogno di riempirsi di forza. Si spiega anche così il crollo atletico dopo il filotto di vittorie. Oltre che con le vacanze infinite patteggiate dai sudamericani col presidente. Si parla di rapporti pessimi tra il responsabile dell’area medica e quello dell’area tecnica, che potrebbe pagare una stagione fallimentare. Difficile non fallire con 16 giocatori fuori. Capitato in mezzo a fuochi incrociati (anche Fassone vs Branca), Strama si mette l’elmetto. Non basta.

5) L’idillio tra Cassano e il tecnico romano si guasta a gennaio. FantAntonio intuisce che la pratica rinnovo è complicata perchè, come detto, Stramaccioni ha in mente una squadra giovane, aggressiva e dinamica, che non prevede giocatori con tare atletiche (Cassano, Cambiasso) e gradirebbe Zanetti riserva di lusso o, preferibilmente, dirigente. Perciò il barese si turba e in spogliatoio parla sempre più spesso di Mazzarri.

6) Se ripensate alle lamentele arbitrali di Juve e Milan, vi verranno subito in mente Marotta e Galliani. Se ripensate a quelle dell’Inter (tante e a ragione), probabilmente vi verrà in mente Bonolis, non certo l’ex juventino Fassone o Branca. La faccia ce l’ha sempre messa Strama. Dopo la sconfitta di Siena, un dirigente toscano confidò: “Mai visto qui un allenatore così solo prima e dopo la partita”.

7) In coda a questa via crucis, Stramaccioni si presenta da Moratti e gli detta la ricetta: piu qualità e giovani in squadra, staff fidato, dirigenti più presenti e solidi. Cioè: “Pres, mi cambi tutto attorno. Al resto ci penso io”. E invece il presidente ha cambiato lui. “Per preservarlo”, ha spiegato ieri. No, per preservargli immagine ed entusiasmo, avrebbe dovuto cacciarlo a gennaio e risparmiargli questi 4 mesi terribili, con una squadra impresentabile, al centro di veleni che al confronto i Borgia erano boy scout. Per 4 mesi ci ha messo la faccia, senza scaricare responsabilità, in attesa di mostrare finalmente la sua vera Inter.

Per questo l’esonero è calato come una pugnalata a tradimento. Non ha sofferto la cacciata in sè, ma il modo e l’onda lunga che montava da mesi. E ora Andrea Stramaccioni, a 37 anni, si sente come quando ne aveva 15, con tre legamenti rotti e un sogno a pezzi. Lo stesso rigetto del calcio. Gli passerà. E’ forte. Non lo fosse, non avrebbe retto 4 mesi da capro espiatorio. Ripartirà. Resta il talento che due estati fa era inseguito da Inter, Juve, Roma, Fiorentina e Sacchi (Under 17). Ma per ora fatica a considerare gli abbocchi di Genoa e Parma. Era l’Inter che voleva fare felice, e con l’Inter che vorrebbe morire come allenatore in queste ore. I tifosi che hanno appeso uno striscione per lui alla Pinetina l’hanno capito.

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