“Dovevamo cercare di non bruciarlo…”

“Con Andrea non posso fare lo stesso ragionamento che ho fatto con allenatori più maturi. Dobbiamo cercare di non bruciarlo perché è giovane e ha qualità importanti”. Così parlava Moratti non più tardi di 80 giorni fa, rispondendo a una domanda sul futuro di Stramaccioni. A queste dichiarazioni ne sono seguite delle altre, puntualmente smentite dal cambio di rotta registrato nelle ultime ore.

L’allenatore romano è stato lasciato solo, coccolato da Moratti in una sorta di “vorrei ma non posso [confermarti]” pieno di contraddizioni e conclusosi con l’ennesima decisione volta a distruggere anzichè programmare. Come sempre, il primo a pagare è stato il tecnico, indipendentemente dalle percentuali di responsabilità: un male per l’Inter, un bene per Strama, che merita di poter dimostrare il suo valore in un contesto e in una società capaci di metterlo nelle condizioni ideali per esprimersi al meglio.

Fa sorridere che ora siano tutti (o quasi) pronti ad accogliere Mazzarri come il salvatore della patria (dimenticando che fu lo stesso per Strama la scorsa estate); fa malissimo sentire che tra questi c’è anche chi aveva inneggiato e supportato Strama; quegli stessi opportunisti che gli hanno girato le spalle nei momenti di difficoltà, divertendosi a gettare fango sul suo operato e sulla sua credibilità.

Non è una scelta giusta, non è una scelta comoda. Non amiamo illudere i nostri lettori: è impossibile ritornare competitivi ad alti livelli nel giro di un anno. In un’ottica di crescita ragionata e graduale ha poco senso strapagare un allenatore che non ha margini e attitudine al miglioramento. Ha ancora meno senso scegliere un allenatore storicamente avverso ai centrocampisti giovani e di qualità quando il tuo unico talento in squadra è Kovacic. E non ha un briciolo di senso scegliere una persona coerentemente incapace di rapportarsi con la stampa e una parte, anche piccola, dello spogliatoio, quella che in una grande squadra (o quello che ne rimane) come l’Inter è sufficiente per generare fronde e minirivoluzioni. Le esperienze di Gasperini e Benitez dovrebbero averci insegnato qualcosa.

Ci dicano cosa vogliono fare. La tifoseria, quest’anno esemplare per attaccamento e moderazione nelle contestazioni, è disposta, dopo anni di trionfi, a restare a secco per qualche anno, a patto che il tanto decantato progetto prenda finalmente forma. La ricerca da parte di Moratti di un socio di minoranza, che sostanzialmente dovrebbe finanziare i debiti senza godere di capacità decisionale, più che una strategia è pura utopia. In un’ottica di ridimensionamento va esaltato il self-made, non solo per quanto concerne i giocatori, ma anche e soprattutto per gli allenatori, il cui valzer in quest’estate europea genererà una bagarre degna di quella che causerebbero i trasferimenti dei vari Ronaldo e Messi.

L’identikit dell’allenatore perfetto per questa Inter in fieri è facilmente tracciabile: giovane, con delle buone idee di base (da assecondare), con margini di miglioramento, carismatico, capace di affrontare tanto le critiche (spesso ingiustificate) della stampa quanto le beghe dello spogliatoio. Vi ricorda qualcuno?

Ormai i giochi sembrano fatti, ma noi non siamo abituati a saltare giù dal carro senza prima aver ringraziato chi, pur con qualche errore, ha guidato il suo popolo con orgoglio e dedizione. Per questo ci teniamo a dire il nostro personalissimo grazie a Strama, per averci sempre messo la faccia (a differenza di chi la nascondeva sotto la sabbia, insieme ai propri errori), per aver sposato la causa nerazzurra come pochi altri in passato e per essere stato l’unico in grado di restituirci – almeno per qualche mese – quell’entusiasmo che, dopo l’addio di Mourinho, sembrava definitivamente smarrito.

Vorremmo aggiungere anche delle scuse, ma quelle non toccano a noi. Al limite, andrebbero rivolte anche a noi. Ma non arriveranno…

Alessandro Suardelli & Giovanni Cassese

(Twitter: @AleSuardelli & @vannicassese)

 

Impostazioni privacy