Icardi: “L’Inter è una grande squadra, posso solo essere felice. Io l’erede di Milito? A differenza sua…”

Mauro IcardiIntervistato dal Corriere dello Sport, Mauro Icardi ha parlato un po’ di sé, della sua storia e dei suoi modelli, ma l’ha fatto come se si sentisse già nerazzurro, un modo per ufficializzare l’operazione, cosa che non è ancora avvenuta da parte delle due società.

Com’è stata la tua esperienza al Barcellona, e che diversità ci sono rispetto al calcio italiano?: “Un’esperienza diversa rispetto all’Italia. Al Barça e in Spagna in particolare si gioca un calcio palla a terra, veloce. In Italia, invece, si corre molto di più e si usa il fisico. Giocavo nel Vecinario, mi ero trasferito con la mia famiglia. Il Barça iniziò a seguirmi, mi voleva, riflettevo sul da farsi. Poi, un giorno, si presentò un dirigente blaugrana un giorno con una foto autografata e con dedica di Messi. Voleva spingermi ad accettare il Barça, probabilmente. Sono sincero, ci è riuscito”.

Poi è arrivata la Samp“Insieme al mio agente e a mio papà avevamo visto che al Barcellona gli attaccanti con determinate caratteristiche, anche se di caratura mondiale come Ibrahimovic, faticavano a trovare spazio negli schemi. Se faticava Ibra, figuriamoci io… Era meglio cercare spazio altrove, insomma”.

Cosa pensi riguardo ad un tuo, oramai, prossimo approdo all’Inter? “Sentire queste cose mi fa piacere. Sono lusingato dall’interesse dell’Inter, parlare di mercato comunque non mi spetta. Posso solo dire che è una grande squadra e poi ha tanti campioni argentini, Zanetti su tutti. Se ti vuole un club così non puoi che essere felice”.

Si dice che tu possa essere l’erede di Diego Milito. A chi pensa di assomigliare come caratteristiche? “Milito ha fatto una carriera splendida che parla per lui. Chi mi paragona a Diego da giovane mi fa un complimento, devo dimostrare però ancora molto a differenza sua”.

Dopo un inizio scoppiettante in cui hai segnato gol a raffica hai avuto un calo (l’ultimo gol risale al 3 marzo, ndr), come te lo spieghi? “Per un attaccante segnare è sempre meglio, ovvio, ma cerco di non farmi condizionare se il gol non arriva. Lavoro per la squadra e non perdo la pazienza. Se sono arrivato a questo livello devo solo ringraziare Delio Rossi, ma, soprattutto, Mister Ferrara che m’ha schierato come unica  punta nel derby in cui ho realizzato il mio primo gol in A”.

Ed infine, un pensiero anche sulla Nazionale. Sembri aver le idee chiare a riguardo… “Sì, anche se ho passaporto italiano grazie al nonno di mio papà che era di Torino, mi sento argentino al 100%. Di certo nell’Argentina c’è grossa concorrenza, ma anche l’Italia di Prandelli non scherza…”.

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