L’orgoglio nerazzurro non ferma Cavani. Il San Paolo rimane tabù

Napoli Inter rigore AlvarezEra tutto più che preventivabile: un Cavani implacabile sotto porta stende l’Inter e riduce al lumicino ogni possibile ambizione di Europa League della banda di Stramaccioni. Stasera, nonostante il K.O., il rammarico è poco, vista la disparità di valori in campo, apparsa evidente nonostante un encomiabile impegno e il proverbiale orgoglio nerazzurro messo in mostra. Il posticipo del San Paolo si conclude con il trionfo, meritato, del popolo partenopeo, ma lascia a quello della Milano interista diversi spunti positivi e una voglia di lottare che fa ben sperare per la prossima stagione.

Davanti a una sorta di “mission impossible”, ossia sfatare uno stadio che in campionato è tabù per l’Inter da 16 anni (l’ultima vittoria in Campania è datata 1997 grazie al gol di Galante e all’autorete di Turrini), Strama sceglie l’unico undici possibile, visto lo “sterminio” di uomini, varando la linea verde in mediana con Kovacic, Kuzmanovic e Benassi, mentre il duo d’attacco è composto da un trequartista, Alvarez e un centrocampista con spiccate capacità d’inserimento, Guarìn: di un attaccante neanche l’ombra, visto che Rocchi non è al top e Milito, Cassano e Palacio sono out.

Le premesse per una trasferta così impegnativa non sono favorevoli e a complicare le cose ci si mette un errato movimento della difesa che, dopo 2 minuti di gioco, si fa trovare impreparata su un filtrante di Pandev che consente a Cavani di battere Handanovic.

L’Inter ha il merito di reagire, mostrando cuore, determinazione e unità d’intenti, spinta dalla personalità di Kovacic, dalla voglia di fare di Guarìn e dal palleggio di Alvarez; un contatto in area di Zuniga con lo stesso Ricky Maravilla induce Giannoccaro a fischiare la massima punizione per l’Inter, facendo improvvisamente ricordare al popolo interista cosa si prova ad avere un rigore a favore. Il numero 11 nerazzurro batte De Sanctis riequilibrando il match.

Il Napoli preme sull’acceleratore e beneficia a sua volta di un penalty per un fallo di Jonathan sullo stesso Zuniga, abile a farsi perdonare l’ingenuità precedente: dagli undici metri Handanovic non riesce a ipnotizzare Cavani come avvene nella passata stagione con la maglia dell’Udinese, consentendo al biancazzurri di tornare in vantaggio.

La ripresa è una lenta, ma progressiva diminuizione della verve interista, con i padroni di casa abili a contenere le sempre più rare sortite offensive di Cambiasso e compagni, gestendo accuratamente il pallone e realizzando il terzo gol con il solito Cavani, autore di un hat trick, a una decina di minuti dal novantesimo.

L’Inter finisce al tappeto e il finale di match è totalmente pleonastico; nonostante il K.O., però, ha favorevolmente impressionato la voglia di fare e la coesione mostrata da chi è sceso in campo, seppur fuori ruolo: un chiaro segnale che la squadra è con l’allenatore e che, con gli innesti giusti e un po’ più di buona sorte, il progetto può continuare anche nella prossima stagione.

 

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