Silvestre: “Che onore giocare con Samuel, è un modello per me. All’inizio facevo il mediano, poi…”

Inter tunnel Meazza Silvestre 07082012 (01)Ospite della ventiseiesima puntata di “Drive Inter”, programma in onda tutti i mercoledì su Inter Channel, Matias Silvestre si è raccontato al microfono di Nagaja Beccalossi. Ecco le sue parole:

Quando hai capito che saresti potuto diventare un calciatore professionista?

“Ne sono sempre stato convinto. Da piccolo pensavo solo al Boca e il mio sogno era arrivare in prima squadra. Ho fatto le giovanili con loro e a 18 anni è arrivato l’esordio ufficiale. All’inizio della mia carriera giocavo centrocampista, poi un allenatore mi ha convinto ad arretrare un po’. Non l’ho presa benissimo, ma mi sono abituato e ho capito che per le mie caratteristiche era un vantaggio. E’ stata una scelta azzeccata”.

Cosa hai imparato dagli allenatori che hai avuto?

“Ne ho avuti tanti e da ognuno ho appreso qualcosa. Alcuni erano dei maestri di tattica, altri erano più bravi a gestire lo spogliatoio”.

Chi era il tuo idolo da piccolo?

“Quando facevo il centrocampista il punto di riferimento era Redondo. Passando in difesa guardavo molto Samuel e Burdisso, perchè hanno giocato al Boca nel periodo in cui io ero in Primavera. Sono due stati esempi importanti per me e ritrovarmi in squadra con Walter è stata una fortuna”.

Cosa vorresti avere di Samuel?

“Lui è un difensore completo. Ha tutto e lo dimostra ancora adesso, dopo tanti anni di carriera. E’ un professionista serissimo, esigente e si allena sempre molto bene”.

Come hai vissuto il trasferimento in Italia?

“Viste le mie origini italiane, arrivare in Serie A è sempre stato un mio desiderio. Nel 2007 si è presentata la possibilità di passare al Catania e ho accettato subito. Mi sono ambientato in un attimo ed è stata un’esperienza decisamente positiva. Per un argentino non è difficile abituarsi all’Italia”.

Quali sono state le difficoltà nel passaggio dall’Argentina all’Italia?

“Forse la lingua, ma anche in quel caso ho imparato velocemente. E’ importante comunicare bene con i compagni e l’allenatore. Dopo 3-4 mesi capivo già tutto. A Catania sono stato agevolato dal fatto di trovare tanti connazionali in squadra. Per fortuna sono sempre stato in club con folte colonie di argentini. Dal punto di vista professionale, la difficoltà più grande è abituarsi a sbagliare il meno possibile: ogni errore difensivo in Italia viene pagato a caro prezzo”.

Qual è l’attaccante più difficile da marcare?

“Uno che mi ha sempre creato problemi è Milito. Mi ricordo ancora la partita dell’anno scorso con il Palermo a San Siro. Diego fece quattro gol”.

Che ricordo hai del periodo vissuto a Catania e Palermo?

“Sono rimasto più di tre anni a Catania, ho un bellissimo legame con la città, c’è un clima splendido e un tifo molto caldo. Sono rimasto affascinato dalla Sicilia e mi sono sentito a mio agio anche a Palermo”.

Quando è arrivata la chiamata dell’Inter cosa hai pensato?

“Aspettavo da tanto tempo il salto di qualità. Speravo di andare in una squadra importante e per me la chiamata dell’Inter è stata una felicità enorme. Ho colto l’occasione al volo per giocare in Europa con la maglia di una delle squadre più forti del mondo”.

Chi ti ha chiamato per primo dopo la chiusura della trattativa?

“Mi sono sentito subito con Rodrigo, perchè avevamo giocato insieme al Boca. Lui aveva firmato prima di me e siamo amici anche fuori dal campo. In ogni caso mi hanno accolto tutti molto bene”.

Come ti trovi a Milano?

“Benissimo. Non c’è il mare ma ci sono tante altre cose positive. C’è tutto quello di cui una persona ha bisogno”.

In campo che lingua utilizzate per parlare tra di voi?

“Se c’è la fretta di dire qualcosa viene spontaneo parlare in italiano. A palla ferma, quando c’è più tempo, parliamo magari in spagnolo”.

In Argentina si dà più fiducia ai giovani…

“Sì, io sono arrivato in Italia a 22-23 anni e mi consideravano ancora giovane, nonostante avessi esordito nel Boca cinque anni prima. Per fortuna adesso la tendenza è cambiata e si lanciano anche qui ragazzi di 18-19 anni”.

 

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