Guaro, i perchè dell’involuzione e la strategia di Strama

Guarin InterQual è la posizione in cui Fredy Guarin rende al massimo delle sue potenzialità? Una domanda che avrà turbato spesso il sonno di Andrea Stramaccioni durante questa sua prima stagione sulla panchina dell’Inter.

Il centrocampista colombiano, arrivato a Milano nel gennaio 2012, ha giocato quasi sempre come interno destro in un centrocampo a tre, salvo poi girovagare, con l’arrivo della nuova stagione, per i diversi ruoli della mediana nerazzurra alla ricerca della giusta collocazione.

La scarsa continuità di prestazioni dell’ex Porto in avvio di campionato ha costretto più volte l’allenatore romano a lasciarlo fuori dall’undici titolare per inserirlo a gara in corso, in attesa di capire quale potesse essere il ruolo migliore per esaltare le sue qualità.

La soluzione finale è stata una vera e propria intuizione tattica del mister, tanto da rappresentare, almeno per un paio di mesi, l’elemento chiave dello scacchiere nerazzurro: da novembre, quasi in coincidenza con il suo ingresso (decisivo ai fini della vittoria) nella battaglia dello Juventus Stadium, il numero 14 interista è stato collocato a ridosso delle due punte, con il compito di agire da trequartista “mascherato”, essendo l’unico giocatore capace di dare attraverso le sue devastanti accelerazioni l’imprevedibilità necessaria al gioco sempre più balbettante dell’Inter.

Tuttavia, dopo aver portato la croce quasi esclusivamente da solo per parecchio tempo, anche il Guaro si è spento insieme al resto della squadra, che ha risentito inevitabilmente del suo calo. Dall’inizio del 2013 si è assistito a un’involuzione progressiva del ventiseienne di Puerto Boyacà che, anche quando i compagni hanno offerto prestazioni convincenti (come in occasione della sfida di San Siro contro il Tottenham), è parso in grande affanno.

Di fronte a una serie così importante di partite al di sotto della sufficienza, diventa difficile parlare esclusivamente di calo fisico. Il problema di Fredy, infatti, va ricercato soprattutto nell’atteggiamento mentale: dopo il brutto infortunio che ha messo fuori causa Diego Milito (fino a quel momento leader offensivo indiscusso della Beneamata), il centrocampista colombiano ha sentito il peso delle responsabilità e, paradossalmente, ha cominciato a giocare più per se stesso che per la squadra, tentando con irritante testardaggine la soluzione personale e ignorando quasi sempre il lavoro dei compagni.

Un atteggiamento non graditissimo a Stramaccioni che, nell’ultima partita casalinga contro l’Atalanta, ha riportato il numero 14 sulla linea dei centrocampisti: un esperimento durato, però, solo pochi minuti perchè l’infortunio di Cassano ha costretto il tecnico nerazzurro ad avanzare nuovamente l’ex Porto di qualche metro, vista l’assenza di alternative in attacco.

Da qui a fine stagione, difficilmente Guarin potrà trovare spazio nel suo ruolo naturale (quello di interno destro in un centrocampo a tre) ma, una volta che tutti gli attaccanti saranno tornati a disposizione, Stramaccioni si preoccuperà di ricostruirlo mentalmente e tatticamente, nella speranza di ritrovare quella pedina indispensabile per la mediana nerazzurra del futuro.

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