Sempre più nel segno di Kovacic

Mateo Kovacic Inter-JuventusNonostante l’ennesima sconfitta in campionato abbia sancito l’addio quasi definitivo al sogno Champions, in casa Inter c’è qualcosa che può far ben sperare in ottica futura, ossia quel Mateo Kovacic arrivato a fine gennaio dalla Dinamo Zagabria per 11 milioni di euro più bonus.

Dopo il derby d’Italia, Andrea Stramaccioni ha speso parole importanti per il centrocampista croato: “Con Kovacic abbiamo finalmente il playmaker che cercavamo – ha spiegato nella conferenza stampa postmatch –. L’investimento su di lui è stato oculato, ha giocato contro i campioni d’Italia come un veterano”.

A partire dalla prossima stagione, si potrà fare affidamento soprattutto sulle sue qualità, con la speranza che, in questi anni, il settore giovanile produca altri baby talenti da affiancargli in mediana (Tassi e Olsen, giusto per citarne alcuni, senza dimenticare chi, come Duncan, sta già facendo esperienza in campionati professionistici).

Nella gara di sabato, c’è addirittura chi ha parlato di sfida a distanza tra il numero 10 nerazzurro e Andrea Pirlo: un azzardo considerando la differenza di età (e di caratteristiche), ma il gioiellino di Linz, nonostante un primo tempo un po’ in ombra, non ha affatto sfigurato; anzi, è riuscito a far intravedere quelle qualità che un giorno potrebbero portarlo a diventare uno dei migliori interpreti del ruolo.

A testimoniarlo sono i numeri: se l’ex rossonero ha toccato 116 palloni, sbagliando solo 4 passaggi sui 67 effettuati, per Kovacic le statistiche non sono da meno con 90 palloni toccati  e solo 4 appoggi sbagliati su 65. Ci sono poi un paio di cose in cui l’allievo (Mateo) è riuscito a superare il maestro (Andrea): la prima è il dribbling, grazie ad uno score di 5 tentativi riusciti su 6, contro i 2 su 2 falliti dal regista bresciano; la seconda è il rapporto tra i palloni recuperati e quelli persi, rispettivamente 8 a 4 per il nerazzurro, contro un 13 pari per il bianconero.

Paragoni che, se vogliamo, lasciano il tempo che trovano, ma che possono alimentare le speranze del popolo nerazzurro, ormai da un paio di anni orfano di quella qualità e di quell’inventiva che avevano portato l’Inter sul tetto del mondo.

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