Inter-Juventus, la lavagna tattica

Lavagna tatticaL’Inter cade a San Siro contro la capolista non riuscendo a bissare il successo dell’andata ottenuto allo Juventus Stadium. Gli uomini di Stramaccioni escono ridimensionati nel risultato ma non certo nel gioco. I nerazzurri, infatti, per ampi tratti del match non hanno per niente sfigurato al cospetto dei primi della classe. Le due squadre hanno dato vita ad una gara equilibrata, vibrante, con ritmi apprezzabili e continui capovolgimenti di fronte. A margine dell’incontro, la sensazione è che l’Inter, per quanto dato sul terreno di gioco e fatto vedere in campo, avrebbero meritato quantomeno un pari.

L’ANALISI TATTICA

COSA HA FUNZIONATO – Tutto si può imputare alla squadra di Stramaccioni tranne l’assenza di cuore e personalità. Andare sotto dopo pochi minuti contro una Juventus padrona dei suoi mezzi e del suo destino e cercare, a testa bassa, di capovolgere l’inerzia della partita è sintomo di grande volontà. Nonostante l’andamento della partita imponesse ai nerazzurri di sbilanciarsi nel tentativo di non cadere davanti ai suoi tifosi l’Inter non si è mai disunita e ha dato l’impressione di non avere mai un atteggiamento arrendevole, costruendo trame di gioco con lucidità e raziocinio. La prestazione di Kovacic in particolare è stata un continuo crescendo. Soprattutto nella ripresa, il giovane talento croato ha preso in mano il pallino del gioco grazie alle sue geometrie lineari e le sue accelerazioni improvvise. Molto bene il duo offensivo Palacio-Cassano, che ha impegnato costantemente la difesa avversaria con una gara fatta tutta da movimenti in profondità e scambi nel breve. L’ingresso di Guarin, nel corso della ripresa, ha contribuito a togliere certezze ad un centrocampo juventino che, con il passare dei minuti, ha abbassato decisamente il proprio baricentro limitandosi a contenere e ad abbozzare qualche ripartenza. La fase offensiva è senza dubbio alcuno la nota più lieta di una partita in cui l’Inter di certo non ha ceduto alle lusinghe di un calcio attendista e speculativo. Particolarmente positiva, poi, è stata la partecipazione alla manovra da parte degli uomini della “catena” destra dove l’Inter è riuscita a sfondare con costanza e qualità.

COSA NON HA FUNZIONATO – Purtroppo Handanovic, grande protagonista di quest’anonima stagione dei nerazzurri, non è sembrato impeccabile in occasione della prima marcatura. A parziale discolpa dell’estremo difensore sloveno va detto che l‘atteggiamento troppo passivo della difesa interista non ha impedito che Quagliarella calciasse indisturbato. Come già successo in altre circostanze (soprattutto nella disfatta di Firenze) l’Inter ha subito due gol evitabilissimi. In entrambe le realizzazioni, infatti, vi è stata una cattiva applicazione di quella “difesa elastica” che trova nel “controllo visivo attivo” dell’avversario e nella “posizione frontale attiva” del portatore di palla i suoi capisaldi. Una cattiva lettura situazionale di alcune dinamiche di gioco, dovuta alla contrapposizione molle in fase di interdizione e a una non impeccabile “marcatura nella zona“, ha incanalato la gara verso un risultato che lascia l’amaro in bocca. In particolare, sul secondo gol di Matri, la difesa dell’Inter, su una “palla scoperta”, invece di indietreggiare ha cercato di salire con la linea e, poi, Ranocchia ha perso l’uomo concentrandosi pricipalmente sul pallone. Il modulo proposto inizialmente (3-4-1-2) ha palesato tutte le contraddizioni presenti nella tipologia di gioco collegata a tale impianto tattico. Una linea difensiva a 3, infatti, diventa molto vulnerabile se attaccata nella zona tra l’esterno alto ed il centrale di riferimento (come in occasione del movimento di Quagliarella sul gol di Matri). Per di più, quando la difesa si abbassa di qualche metro, la squadra rischia di allungarsi procurando una frattura tra il centrocampo e l’attacco. Per alcuni tratti del primo tempo,  il limite dell’Inter è sembrato essere proprio questo anche perchè Alvarez non è riuscito ad accompagnare la manovra offensiva proponendosi come raccordo tra centrocampo e attacco. L’argentino, autore di una prestazione incolore, non è riuscito neanche ad infastidire il nascere della manovra juventina. Va detto però che, nell’arco della prima frazione, tutta l’Inter, a differenza della gara d’andata, non è riuscita ad offrire una pressione alta, dando vita, spesso, ad un pressing poco coordinato.

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