Kovacic, unico spiraglio di luce nel buio di San Siro

Kovacic Inter-BolognaSabato, nel 105esimo anniversario della nascita dell’Inter, si è ricordato lo splendido significato dei colori della maglia della Beneamata: il nero a rappresentare la notte e l’azzurro ad indicare il cielo. Nella partita contro il Bologna ha prevalso indubbiamente il nero, quello più cupo e oscuro, in una serata che rischia di troncare definitivamente qualsiasi speranza legata al terzo posto. La Champions, con una formazione ridotta all’osso dagli infortuni e priva di un gioco, sembra diventata a tutti gli effetti un sogno irrealizzabile, una vera e propria utopia.

A rendere il quadro completamente buio non c’è solo la sconfitta contro una squadra che sta comunque attraversando un ottimo momento di forma (arrivata alla terza vittoria consecutiva), ma un’Inter incapace di creare pericoli e con un centrocampo, ancora una volta, in balia degli avversari, con pochissime idee e privo di spunti degni di nota. Neanche il ritorno dal primo minuto di Dejan Stankovic, dunque, alla ricerca della migliore condizione dopo il brutto infortunio al tendine d’Achille, è riuscito a dare il giusto equilibrio ad una compagine ormai con poche certezze.

L’uscita dal campo del serbo, però, ha permesso l’ingresso, al 10’ della ripresa, di Mateo Kovacic, forse uno dei pochi a far intravedere uno spiraglio di luce in casa Inter. Il giovane croato, infatti, nonostante le difficoltà e le pressioni del momento, ha messo in mostra una grande personalità, caricandosi sulle spalle il peso dell’intero centrocampo che fino a quel momento si era contraddistinto esclusivamente per errori, soprattutto nella fase di costruzione, a volte quasi banali.

Il numero 10 interista, invece, mostrando in pieno le sue notevoli doti, senza alcun timore al cospetto di una tifoseria spazientita e pronta a subissare di fischi ogni singolo errore, ha amministrato tutti i palloni che sono giunti dalle sue parti con la tranquillità di un veterano, giocando sempre a testa alta e mostrandosi abilissimo nel far ripartire l’azione. Prestazione, dunque, che zittisce sul nascere le analisi ultra pessimistiche di chi era pronto a mettere in dubbio anche il suo acquisto e che lascia ben sperare per l’immediato futuro.

L’Inter deve ripartire da giocatori come Mateo, cercando di valorizzarli al meglio e di farli crescere senza troppa pressione. Non bisogna dimenticare, infatti, che si tratta di un 18enne arrivato da soli quaranta giorni in un paese e in una squadra a lui del tutto nuovi. Fin qui, oltre alla doppia sfida con il Cluj, l’ex Dinamo Zagabria si è ritrovato in campo in gare in cui tutta l’Inter è mancata completamente, come a Siena, a Firenze e a Londra contro il Tottenham. Ieri sera la storia si è ripetuta, ma il gioiellino di Linz ha messo da parte la “timidezza”, comprensibile nelle prime uscite, cominciando a giocare il calcio che lo ha reso famoso come uno dei migliori prospetti di tutta Europa.

Se il presente non dà soddisfazioni e si presenta completamente nero, ci deve essere almeno la speranza di un futuro migliore fatto di giovani, come Kovacic, pronti a diventare i pilastri dell’Inter che verrà.

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